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Tasse, i consigli di Libero per salvarsi dalle prossime manovre

Entro due anni ci tocca una batosta da 60 miliardi. Puntando su polizze vita, oro e case all'estero ci si può difendere

Giulio Bucchi
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  di Claudio Antonelli   Le prospettiva di una nuova manovra e quindi di nuove tasse è più concreta delle flebili smentite del governo. Nella versione finale del Def (Documento di economia e finanza) emerge chiaramente la necessità di trovare per il biennio 2015-2017 una cifra che può variare tra i 60 e i 20 miliardi. La forbice dipende dal futuro dell'Imu. Dando per scontato che una patrimoniale sugli immobili non scomparirà (tanto che se proprio si vuole investire in immobili conviene uscire dall'Europa e acquistare pezzi di casa attraverso i Reit, i fondi immobiliari Usa ed evitare salassi fiscali) in generale al nostro Fisco per fare cassa immediata non resterà che puntare le mani sui conti bancari e sugli investimenti. Anche qui ci sono due strade: nuove tasse o un prelievo forzoso.  A mo' di scudo la prima mossa e la più frequente (lo dimostrano i flussi di uscita dei capitali dall'Italia: nel 2012 circa 17 miliardi al mese) si chiama delocalizzazione. Aprire legalmente un conto corrente in Germania o meglio ancora in Svizzera. Basta fare un salto a Lugano, firmare le quattro pratiche necessarie e l'indomani bonificare la cifra prescelta dal proprio conto italiano a quello d'Oltralpe. Incaricare un commercialista e affidargli la compilazione del quadro RW in sede di denuncia dei redditi. È chiaro che l'obiettivo dell'Europa è unificare il sistema bancario e poter aggredire i conti di un cittadino italiano anche all'estero. Difficilissimo pensare però che la Confederazione aderisca. Dunque chi ha un conto in Svizzera si mette al riparo da un prelievo forzoso. Purtroppo non da nuove tasse. Già paga una patrimonialina aggiuntiva, il rischio che se ne sommi una seconda è concreto. Potrebbe certo far sparire i soldi, ma non solo non risolverebbe il problema della retroattività delle imposte straordinarie, ma si troverebbe subito nel terreno dell'illegalità. Invece ci sono alcuni beni rifugio che consentono di evitare prelievi forzosi e nuove tasse da manovra correttiva. Tra questi l'oro è quello la cui corsa è stata negli ultimi anni più elevata. Anche se dai massimi registrati nel settembre 2011 è sotto del 18%. Oro fisico, ma anche oro su strumenti finanziari (Tipicamente gli Etc (Exchange trade commodities), rappresenta una forma di investimento alternativo da sempre utilizzato per coprirsi da ogni forma di rischio paese. Stesso discorso per i diamanti. Chiaro, qui bisogna stare molto attenti. Il rischio di sbagliare l'investimento è molto elevato. Soltanto una percentuale inferiore al 10% si rivela una buona scommessa, il rimanente 90% può comportare perdite o zero guadagni. Di fatto non esiste un vero e proprio fixing nel mercato dei diamanti. Rischio a parte, quello che è certo è che una nuova patrimoniale non saprebbe come aggredire le pietre preziose. Dunque chi ha un bel patrimonio potrebbe anche pensare a differenziarne una parte così. Ma potrebbe anche optare per le opere d'arte. Asset class difficile da valutare e trovare, dunque anche difficile da tassare. Le belle arti inoltre hanno una correlazione generalmente bassa con altri asset, come azioni, obbligazioni. Non è un caso se il comparto dopo il 2009 ha subito una incredibile impennata. Dal 1985, l'indice AMR Art 100 ha ottenuto un rendimento medio annuo del 10 per cento, mentre nello stesso periodo quello dell'MSCI World è stato del 5,9 per cento. Un recente studio di Credi Suisse dimostra inoltre che esiste pure una correlazione tra prezzi dell'arte e la ricchezza emergente. Nel 2003, le vendite di Christie's a Hong Kong avevano totalizzato 98 milioni di dollari, nel 2011 sono stati 836 milioni. Dunque c'è pure il rischio di fare non solo un investimento protettivo ma anche speculativo. Il che non guasta mai. Anche in questo caso, l'avanzata della crisi ha coinciso con la nascita di gallerie d'arte in quel di Lugano e dintorni. Al riparo dai redditometri, ben s'intende.  Interessanti per mettersi al riparo da espropri e prelievi forzosi sono le polizze vita a finalità finanziaria, come le rivalutabili e le Index Linked, o a finalità assicurativa, come le Long Term. Sul premio versato non è prevista tassazione e in caso di liquidazione niente imponibile Irpef e tassa sulla plusvalenza al 12,5% se ci sono come sottostanti dei titoli di Stato. Sono anche convenienti in caso di successione.  Per difendersi da nuove tasse c'è sempre il materasso ovvero la liquidità da tenersi in casa al riparo da occhi indiscreti. Ma questa soluzione ha due inconvenienti enormi: l'inflazione e l'impossibilità di spendere in contanti più di mille euro. Paradossalmente i Btp e i fondi comuni d'investimento sono gli asset più al riparo dalle brame del Fisco. I primi perché devono rimanere appetibili, dunque lo Stato non può permettersi di tassarli ulteriormente né sequestrarli. Mentre i secondi sono strumento principe su cui si regge l'intera industria mondiale del risparmio gestito. Misure straordinarie sulla pressione fiscale sugli Oicr sono impensabili in questo momento perché metterebbero in ginocchio un settore strategico per la finanza globale. Per i furbetti che infine pensano di diventare trasparenti al Fisco ci sono i trust illeciti. Gli altri, quelli legali, mettono al riparo i beni da eventuali prelievi ma non da vecchie né nuove tasse.      

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