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Il riscaldamento globale non c'è ma ci è già costato 300 miliardi

Nell'ultimo decennio la temperatura della Terra non è aumentata, eppure si continua a spendere per evitare un'inesistente catastrofe imminente

Giulio Bucchi
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di Maurizio Stefanini «Il mistero della Terra che non si surriscalda più», ha titolato ieri a sorpresa Repubblica in prima pagina. «Tra il 2000 e il 2010 cento miliardi di tonnellate di anidride carbonica sono finite nell'atmosfera. Ma la febbre del pianeta è rimasta costante» scrive Elena Dusi. «La Terra resta più calda di 0,75 gradi rispetto a un secolo fa ma dal 1998 non ha registrato nessun aumento di temperatura, in barba a tutti i modelli climatici che prevedevano un riscaldamento continuo causato dall'effetto serra». In realtà, la stessa cosa l'aveva già scritta due giorni prima Fred Pearce sul New Scientist: non è una scoperta del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, anche se fa effettivamente impressione sentirla ripetere da un tipo di stampa che normalmente è associata con il politically correct anche ambientalista. D'altra parte, il giorno prima l'informazione che ci saranno «sempre più turbolenze in volo a causa del riscaldamento globale» l'aveva sparata La Stampa. Insomma: grande è il disordine sotto un cielo a proposito del quale, d'altronde, il dibattito non è solo se veramente si stia riscaldando o no, ma anche  soprattutto in quale misura ciò dipenda dal comportamento umano o non piuttosto da fattori esterni, sui quali l'uomo ha limitate capacità non solo di controllo, ma perfino di previsione. Leggi l'articolo integrale di Maurizio Stefanini su Libero in edicola oggi, giovedì 11 aprile

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