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Bitcoin, la moneta digitale da 5 centesimi a 194 dollari

Bitcoin

Circola su portali dedicati, serve per comprare servizi e merci particolari sul web. E scatena gli speculatori

Eliana Giusto
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  di Attilio Barbieri Il sospetto è che si tratti di una gigantesca bolla speculativa, di portata tale da far impallidire quella delle Dot.com che attorno al 2000 creò e polverizzò fortune miliardarie (in dollari) nel giro di pochi giorni. Parliamo del bitcoin, la valuta digitale, il cui andamento comincia a preoccupare perfino le banche centrali. Creata  nel 2009 ad opera di un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto (forse non è neppure giapponese, a dispetto dell'origine del cognome) è in realtà un'entità immateriale che vive soltanto nei server e nella rete di computer che la generano e su cui viene scambiata. Inutile cercarne la quotazione sui principali portali che trattano di monete e cambi: il bitcoin, come spiegano i suoi inventori, «si basa sul trasferimento di valuta tra conti virtuali di pubblico dominio protetti da un sistema di crittografia a chiave pubblica. Tutte le transazioni sono pubbliche e memorizzate in un database distribuito che viene utilizzato per confermarle ed impedire la possibilità di spendere due volte la stessa moneta».  In realtà i luoghi virtuali dove si può spendere sono pochi e circoscritti oltretutto a certi Paesi. Nulla a che vedere con i sistemi di pagamento digitale diffusi universalmente come Paypal. Attorno a questa «unità di conto» si è generato però un grande interesse, soprattutto per l'andamento della moneta inventata da  Satoshi Nakamoto. Nel luglio del 2010 «valeva» 5 centesimi di dollaro. Ieri è arrivata a quota 195. Un trend - lo si vede chiaramente dal grafico che pubblichiamo in questa pagina, da bolla speculativa. Non a caso gli analisti finanziari che se ne occupano accostano il fenomeno alla bolla delle internet company, scoppiata nel 2002 e a quella dei bulbi di tulipani che risale addirittura al 1637. Ma c'è una ulteriore novità di queste settimane che obbligherà probabilmente le banche centrali, a cominciare da Federal Reserve e Bce, ad accendere ben più di un faro sugli scambi e sull'andamento del bitcoin: dopo il crac finanziario di Cipro gli scambi sul circuito della moneta digitale si sono moltiplicati, facendole guadagnare il 100%, sempre in rapporto al dollaro, nel giro di neppure un mese. C'è il sospetto che a muovere il cambio ci siano ora anche delle «mani forti». Grandi speculatori in cerca di rivincita dopo la suonata presa a Cipro. Seguiti, naturalmente, da quel che nel gergo borsistico viene definito «parco buoi», risparmiatori piccoli e piccolissimi pronti (purtroppo per loro) a saltare su qualsiasi cavallo già sfiancato per la galoppata messa a segno fino ad allora. Ad alimentare la pressione i guadagni a dir poco stratosferici assicurati dal bitcoin per chi vi avesse creduto da subito. Un dollaro investito alla nascita oggi ne vale oltre 260mila.  Che si tratti di un affare ad altissimo rischio, però, è testimoniato anche dall'affidabilità di alcuni intermediari che  hanno trattato la valuta digitale negli ultimi mesi. Scomparsi ingloriosamente. Come è accaduto con il portale Instawallet.org, costretto a chiudere pochi giorni or sono dopo un attacco di hacker.  

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