Debiti P.a., sbloccato il pagamento alle imprese. Addizionale Irpef a rischio aumento già dal 2013
di Claudio Brigliadori La coperta italiana è corta, cortissima. Così, per pagare i debiti della Pubblica amministrazione con le imprese, che insieme alla crisi stanno mettendo in ginocchio le aziende, il governo sta pensando ad una misura boomerang: permettere alle Regioni di anticipare già al 2013 l'aumento dell'aliquota addizionale Irpef. Vale a dire: più tasse per i contribuenti. E' lo scherzetto che potrebbe approvare il governo Monti, uno degli ultimi regali dei professori. Per ora, il Ministero dell'Economia smentisce e precisa che il "tesoretto" per le imprese verrà rimediato attraverso l'emissione di titoli di Stato e tagli lineari alle spese dei ministeri. Bot e spending review, da soli, però non basteranno: Pier Paolo Baretta (Pd) fa sapere che per far slittare la Tares e bloccare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22% serviranno 7-7,5 miliardi di euro, volati via con le attuali misure per pagare i debiti con le imprese. Coperta cortissima, appunto. Tanto che nonostante le smentite l'imbarazzo e le difficoltà per il governo sono enormi: l'approdo sul tavolo del Consiglio dei ministri del decreto per il pagamento dei debiti della Pa, previsto inizialmente per mercoledì mattina, è slittato al pomeriggio alle 19. Segno che le difficoltà a trovare i soldi ci sono eccome. Via libera dal Parlamento - Il decreto aveva ottenuto ieri, martedì 2 aprile, il via libera di Camera e Senato e la riforma dell'articolo 81 della Costituzione, che vincola il governo a chiedere l'ok del Parlamento nel caso si debba deviare (temporaneamente, e per motivi eccezionali come una recessione) dal pareggio di bilancio strutturale. Nel "pacchetto" c'è anche il "tesoretto" di 20 miliardi di euro di crediti da liquidare alle imprese nel 2013 e altri 20 nel 2014. Di questi complessivi 40 miliardi, 14 andranno alle aziende creditrici del settore sanitario. Il testo parla di "emissioni di titoli di Stato" per rimediare quel gruzzolo. Ma la bozza, anticipata ieri da TMNews e rilanciata dal Sole24Ore.it, scende nel dettaglio. Dal patto di stabilità all'Irpef - Innanzitutto, i rimborsi dovranno andare prima alle imprese (secondo criterio cronologico, dai crediti più vecchi ad oggi) e poi alle banche. Il patto di stabilità, grande vincolo nella gestione dei fondi dei singoli enti locali, potrà subire allentamenti (per un totale di 5 miliardi) per consentire una liquidità immediata a Regioni, Province e Comuni nei confronti delle imprese creditrici. Dovrà poi venire istituito un Fondo speciale per assicurare pagamenti "certi, liquidi ed esibigili" da parte degli enti locali con poche risorse in cassa. Tutte le amministrazioni pubbliche avranno poi l'obbligo di registrarsi sulla piattaforma elettronica del Tesoro che gestisce online il rilascio delle certificazioni. Se non lo faranno entro 20 giorni dall'entrata in vigore del decreto, i dirigenti locali dovranno pagare 100 euro di multa per ogni giorno di ritardo. Ma come detto la prima bozza prevedeva anche una cattiva notizia per i contribuenti, perché per trovare fondi lo Stato era disposto a garantire alle Regioni che utilizzano l'anticipo di cassa l'aumento già dal 2013 dell'aliquota addizionale Irpef. La smentita di Grilli - In tarda serata il ministro dell'Economia Vittorio Grilli ha gettato acqua sul fuoco, smentendo la misura sull'Irpef e chiarendo un punto cruciale sul rapporto deficit-Pil. "ll governo varerà le misure per lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione "in tempi brevissimi", ha fatto sapere il ministro, e l'obiettivo è che il limite di indebitamento al 2,9% "venga salvaguardato" perché la soglia del 3% "è invalicabile".