Ue, Bruxelles annuncia a Matteo Renzi: devi rifare la manovra
È iniziata la guerra tra la Commissione Europea contro Francia e Italia. L'altro giorno, durante il vertice di Milano, il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, avrebbe chiesto a Francois Hollande e Matteo Renzi di non fare scherzi sulla manovra. Il messaggio è stato chiaro: non provate a dribblare i vincoli di bilancio, altrimenti rischiate la bocciatura della legge di stabilità. Da Palazzo Chigi l'agenzia Reuters non è riuscita a portare a casa niente se non un «no comment». Stessa risposta arrivata dall'Eliseo. Da Washington, a margine dell'assemblea Fmi, Pier Carlo Padoan, autore di un Def «disobbediente», ha però sottolineato alla Cnn che «non siamo un Paese ad alto deficit. Siamo uno dei pochi Stati sotto il 3%». Non c'è nessuna tensione con Bruxelles, ha sostenuto il ministro dell'Economia, precisando anche che il deficit strutturale - al netto cioè del ciclo economico e delle una tantum - migliorerà «nel 2015 e ancora di più nel 2016 e 2017». L'obiettivo è il «completamento dell'aggiustamento entro il 2017». In effetti sia il governo che il Fondo monetario internazionale hanno rivisto al ribasso le stime sul Pil (-0,3% nel 2014 e +0,6% nel 2015) e, di conseguenza, sui conti pubblici. Pure la Germania taglierà le previsioni sulla crescita, dopo l'allarme lanciato dalla Francia intorno a Ferragosto. L'inflazione non riparte, i consumi nemmeno e la Bce non sa come riaccendere la scintilla dell'occupazione...Mentre l'agenzia canadese Dbrs conferma il rating “A low” con trend negativo sull'Italia (Moody's ha rinviato il giudizio) e sottolinea: «Nonostante gli sforzi sulle riforme, con le attuali stime di crescita la dinamica del debito rimane un elemento di preoccupazione». Eppure a Bruxelles, per paura di disturbare Angela Merkel, si punta il dito sulle virgole. I numeri: l'Italia ha fissato l'obiettivo di deficit al 2,9% del Pil il prossimo anno. E così Matteo Renzi, pochi giorni fa ha parlato di una manovra da 23-24 miliardi per il 2015. Per rispettare le richieste europee il governo dovrebbe invece ridurre il deficit strutturale quasi a zero nel 2015 e raggiungere il pieno pareggio nel 2016, non nel 2017 come ha scritto Padoan. Ma questo significa fare una manovra correttiva fino a 35 miliardi già nel prossimo anno. Peccato che questa finanziaria avrebbe un impatto depressivo dello 0,3% del Pil nel 2015 e dello 0,1% nel 2016... Certo, ci vorrebbero più tagli alla spesa pubblica. Finora quelli certi sembrano quelli lineari - la regola del 3% - imposta dal premier a tutti i ministeri, oltre all'ennesima riduzione di trasferimenti agli enti locali (circa 3-4 miliardi) compensati da un allentamento (un miliardo) del patto di stabilità interno. Ma le altre sforbiciate? Il dossier Cottarelli da 15 miliardi nel 2015 fino a 30 nel 2016? Chiaro che mettere a dieta la spesa pubblica è impopolare, ma se si vuole rendere strutturale il bonus 80 euro (7 miliardi) ci vuole anche il coraggio di disboscare le 8mila partecipate pubbliche. Il termine ultimo per la presentazione della finanziaria è il 15 ottobre. Ma nel week-end e all'Eurogruppo di lunedì si capirà meglio chi la spunterà fra Bruxelles e Roma. Di certo il governo non può pretendere flessibilità se sul piatto mette una riforma del lavoro che partirà, se va bene, fra un anno. Anche per Giorgio Napolitano ci sono ancora «molte riforme da fare». Abbiamo un debito pari al 137% del Pil. Come lo ripagheremo? di Giuliano Zulin