Pensioni, ecco come calcolarle in base al Pil
La recessione e soprattutto la deflazione rischiano di svalutare le pensioni. In via XX settembre da qualche mese è alalrme rosso. Il Tesoro sa bene che i contributi pensionistici vengono rivalutati annualmente tenendo presente l'andamento del Pil. Con crescita pari a zero è molto probabile che le pensioni del futuro subiscano una vera e propria svalutazione. Se il Pil aumentasse del 22 per cento l'anno il trentenne lavoratore dipendente quando lascerà il lavoro a 67 anni incasserebbe una pensione pubblica al 71 per cento dell'ultima retribuzione. Adesso però proviamo a capire a quanto ammonterbbero le pensioni del futuro fascia d'età per fascia di età e soprattutto distinguendo tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. Secondo uno studio Progetica per il Messaggero le proiezioni degli assegni pensionistici del futuro cambiano secondo le categorie professionali. Lavoratori dipendenti - Un lavoratore dipendente che attualmente ha 30 anni con una crescita del Pil pari a zero avrà una pensione equivalente al 49 per cento dell'ultima busta paga. Con una crescita del Pil dell'1 per cento avrà un assegno al 59 per cento dell'ultima busta paga, mentre con una crescita del 2 per cento l'assegno sarà al 71 per cento. Quadro diverso per gli attuali quarantenni che andranno in pensione a 65 anni. Con una crescita pari a zero la pensione sarà al 49 per cento dell'ultima busta paga. Con un Pil che cresce dell'1 per cento la pensione sarà al 67 per cento, mentre col Pil al 2 per cento l'assegno sarà al 66 per cento dell'ultima busta paga. Per i cinquantenni la situazione è più rosea. Coloro che andrebbero in pensione a 68 anni, con una crescita pari a zero per cento, la pensione ammonterebbe al 65 per cento dell'ultimo assegno, con un Pil che cresce dell'1 per cento la pensione sarebbe al 70 per cento dell'ultimo assegno, mentre con un Pil che registra un incremento del 2 per cento, l'assegno sarebbe al 76 per cento dell'ultima busta paga. Lavoratori autonomi - Adesso invece analizziamo le proiezioni pensionistiche per i lavoratori autonomi. Chi oggi ha 30 anni andrà in pensione a 67 anni con un assegno pari al 35 per cento dell'ultima busta paga con una crescita del Pil frema a zero. Qualora invece il Pil dovesse crescere dell'1 o del 2 per cento l'assegno corrisponderebbe al 42 o al 50 per cento rispetto all'ultimo stipendio. Per i quarantenni autonomi che andranno in pensione a 65 anni, l'assegno sarà al 34 per cento dell'ultima busta paga col Pil fermo al palo. Con un Pil che cresce dell'1 per cento la pensione invece sarebbe al 39 per cento rispetto all'ultimo stipendio, mentre al 45 con il Pil che cresce del 2 per cento. Per i cinquantenni che andranno in pensione a 68 anni, l'assegno pensionistico corrisponderà al 48 per cento dell'ultima busta paga con un Pil fermo a zero. Se invece dovesse crescere dell'1 per cento la pensione sarebbe al 51 per cento sull'ultima busta paga. Infine con una crescita del Pil media del 2 per cento l'assegno equivarrà al 55 per cento dell'ultima busta paga.