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Istat, in Italia 8 milioni in povertà

Il rapporto annuale dell'Istat: il 5,2% in povertà assoluta, pari a 3,4 milioni di individui. Il tasso di inattività dei giovani schizza al 37,8%

Andrea Tempestini
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L'11,1 per cento di famiglie in condizioni di povertà relativa, in cifre 8,2 milioni di individui poveri, pari al 13,6% della popolazione residente. Eccola, l'Italia fotografata nel rapporto annuale dell'Istat, Noi e l'Italia, la raccolta statistica sullo "stato di salute" dello Stivale. Nel rapporto si afferma anche che la povertà assoluta tocca il 5,2% delle famiglie italiane, ossia 3,4 milioni di individui.  Redditi - Nel 2010 circa il 57% delle famiglie residenti in Italia ha acquisito un reddito netto inferiore a quello medio annuo (29.786 euro, circa 2.482 euro al mese). In Sicilia si è registrata la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (il 28,6% in meno del dato medio italiano). Sempre nell'Isola, in base al reddito mediano, il 50% delle famiglie si colloca al di sotto di 17.459 euro annui (circa 1.455 euro al mese). Nel 2011 il 22,4% delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell'indice sintetico di deprivazione, con un aumento rispetto all'anno precedente superiore al 6 per cento. Il quadro regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell'Italia meridionale e insulare, con un valore dell'indicatore pari al 37,5% (dal 25,8% del 2010). Lavoro- Nel 2011 il tasso d'inattività tra i 15 e 64 anni è al 37,8%, valore tra i più elevati d'Europa, con l'Italia battuta solo da Malta. Particolarmente alta risulta l'inattività femminile (48,5%). Per "inattivo" si intende un soggetto che non è né occupato né in cerca di un lavoro. Per quel che concerne la disoccupazione di lunga durata - che prosegue da oltre 12 mesi -, ha riguardato il 51,3% dei disoccupati nazionali, e si tratta del livello più alto raggiunto nell'ultimo decennio. Nel 2011 il tasso di disoccupazione giovanile (per chi ha tra i 15 e i 24 anni) in Italia si è assestato al 29,1%, in crescita per il quarto anno consecutivo, e tangibilmente superiore rispetto a quello medio dell'Unione europea, che si attesta al 21,4 per cento.  

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