Il paradosso dei BoT: le famiglie pagano per prestare soldi allo Stato
Un tempo erano gli investimenti più sicuri che davano anche una certa affidabilità sul rendimento. Ora il bot invece è diventato l'investimento da evitare. Come racconta il Sole24ore si rischia infatti addirittura di pagare lo Stato per prestargli denaro: un vero paradosso, figlio dei tassi da "prefisso telefonico". I bot e il fisco - Prima di capire perchè il Bot non sia più un investimento che possa attrarre i risparmiatori va sottolineato che nel riordino delle aliquote sulle rendite finanziarie in vigore dal prossimo primo luglio i BoT, come tutti i titoli di Stato, escono in qualche modo da privilegiati perché il prelievo sui guadagni resta del 12,5% anziché del 26% come per esempio su cedole e altre obbligazioni societarie. Ma non basta, perché questa non è l'unica tassa che grava sulle attività finanziarie, c'è anche l'imposta di bollo (2 per mille annuo) che si paga sull'intero ammontare della cifra impiegata (non solo sui guadagni) e che rischia seriamente di azzerare ogni convenienza nel mettersi in tasca un BoT. Quanto si perde - Ad esempio il BoT a 12 mesi collocato in asta a metà giugno, l'ultimo della serie ha un rendimento lordo (minimo storico) dello 0,492%, a questo però occorre sottrarre l'aliquota fiscale (12,5% appunto), ma anche le commissioni di acquisto che in asta sono fissate a 30 centesimi. I calcoli di Assiom Forex chiariscono che il rendimento netto si riduce quindi allo 0,139%, comprando 10mila euro di BoT si guadagnerebbero quindi in un anno ben 13,9 euro. Peccato però che ci sia anche da considerare il prelievo sul conto titoli (dove finisco i BoT), che vale lo 0,2%: sempre considerando 10mila euro, in un anno si pagano 20 euro, cioè più di quanto si è guadagnato. Insomma il paradosso è servito: lo Stato guadagna sui nostri risparmi. Il tutto grazie alla "mini-patrimoniale" voluta dal governo Renzi. Resta da capire chi in realtà stia comprando BoT di questi tempi. In generale le statistiche del Tesoro indicano attorno al 10% la quota di debito pubblico detenuta dalle famiglie italiane. Lo strumento è ormai utilizzato quasi esclusivamente dalle tesorerie delle banche e dai fondi per la gestione della liquidità spicciola. Insomma gli italiani abbandonano i Bot: la mazzata fiscale di Renzi ha intimorito i risparmiatori.