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Nessun controllo se la spesa supera di mille euro il reddito

Nicoletta Orlandi Posti
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  La questione ruota attorno all'onere della prova. Se il fisco sospetta che dietro alcune spese si nascondano redditi non dichiarati, spetta al contribuente dimostrare di essere in regola. Non è chiaro, comunque, quando partiranno i controlli. La circolare dell'agenzia delle Entrate era attesa per ieri, ma l'approvazione è stata rimandata a data da destinarsi. I vertici dell'amministrazione finanziaria, ieri, hanno chiarito che le verifiche saranno meno di 40mila l'anno e che comunque non saranno presi in considerazione scostamenti tra spese e reddito dichiarato pari a 1.000 euro al mese, 12.000 euro l'anno. Ecco come contestare il Fisco - Una buona notizia, forse, per chi in queste ore cerca di capire se la sua situazione è «congrua» oppure corre il rischio di finire alla «sbarra». Le regole prevedono che per attivare una verirfica da parte dell'agenzia delle Entrate sia necessario uno scostamento tra reddito accertato e reddito dichiarato pari ad almeno il 20%. Percentuale che salirà al 25% nella prima fase di applicazione: un modo per tarare lo strumento e per evitare di far finire nella rete dei presunti evasori pesci troppo piccoli e per giunta onesti. E sono proprio tutti i contribuenti in regola e con la coscienza a posto che, adesso, si preparano a eventuali contestazioni. Alcune regole da seguire per «difendersi» e «salvarsi» sono state suggerite nei giorni scorsi dalla stampa specializzata. Qualora arrivi la lettera dell'Agenzia delle Entrate, bisogna anzitutto analizzare parola per parola il documento con cui gli 007 del fisco contestano i redditi dichiarati. Gli scivoloni e gli abbagli sono dietro l'angolo. Per contestare il reddito presuntivamente accertato dall'amministrazione finanziaria, può bastare un banale errore formale a esempio sul cosiddetto cluster, ovvero il gruppo di contribuenti, in cui si è stati inseriti. Un caso «di scuola» di errore riguarda la composizione del nucleo familiare. Per dimostrare di essere in regola - e dunque per scagionarsi dalle accuse di evasione - bisogna dimostrare che le spese «in eccesso» rispetto al reddito siano state coperte con emolumenti esenti da tassazione o sottoposti al prelievo fiscale alla fonte (come i proventi da investimenti finanziari in Borsa, la pensione d'accompagnamento o i compensi da attività sportive dilettantistiche non superiori a 7.500 euro l'anno. Il regalo della nonna - Altra situazione piuttosto frequente è quella relativa all'acquisto di un'automobile o di un'abitazione grazie al «finanziamento» (parziale o totale) da parte di un genitore o di un altro parente. La prova del contributo familiare, tuttavia, può essere facilmente rintracciata quando si tratta di un immobile (una somma elevata viene di norma movimentata con bonifico o assegno bancario), mentre potrebbe essere piuttosto complicato dimostrare di aver ricevuto «l'aiuto» della nonna se il regalo è stato fatto con denaro contante. Secondo quanto illustrato ieri dai vertici delle Entrate,  «è in corso di realizzazione anche un progetto che ha l'obiettivo di individuare, ed assegnare, un punteggio di rischio per ogni contribuente». L'obiettivo, si sottolinea, è quello di rafforzare gli attuali strumenti di analisi e di selezione dei contribuenti sulla base di specifici parametri (area geografica, anno d'imposta, perdite nel triennio) e fornire ad ogni parametro un punteggio di rischio di evasione. «Si tratta -assicura la commissione- di un salto di qualità nell'attività di analisi e selezione dei contribuenti che si concretizza nell'applicazione di un risk score generalizzato per ogni contribuente». Paradossi  - Il meccanismo del Redditometro prevede l'analisi reddituale del contribuente, o di tutto il suo nucleo familiare, attraverso il confronto tra reddito dichiarato e una serie di spese che si ritengono effettuate in ogni caso. In sostanza, spiega il Corriere della Sera, il paniere delle spese familiari verrà rilevato sulla scorta dei dati presenti nella "Banca Dati Tributaria"; in assenza di tali dati si applicano in via presuntiva parametri base previsti dalla tabella Istat sulle spese medie di un nucleo familiare. "Se compilando il redditest alla voce 'spese per alberghi' si indica un importo pari a zero - spiega il Corsera - viene comunque conteggiato un valore di 660 euro annui, così come previsto dalla media Istat". Stessa cosa per le spese dal gioielliere. Anche se non si è comprato nulla automaticamente gli vengono attribuiti 60 euro di spesa. "La Fondazione Studi", scrive il Corriere,  "ha esaminato tre casistiche (con tre soluzioni diverse) e un reddito certificato di 31 mila euro, ovvero quanto guadagna un dipendente dell'Agenzia delle Entrate (qualifica funzionale F1, compresi i redditi a tassazione separata costituiti da premi e incentivi riferiti ad anni precedenti) con residenza a Roma e Milano. Sono state inserite spese induttive: si pensi alle assicurazioni auto (prettamente utilitarie), ad un minimo di spese per una vacanza annuale (500 euro), alle quote per l'energia elettrica (600 euro), il gas (600 euro) e la telefonia mobile e fissa (400). Dunque non esattamente un tenore di vita da nababbi. Eppure il risultato è quantomeno sorprendente: nessuno dei tre dipendenti di Equitalia risulterebbe coerente al redditest.  

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