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Casa, dopo 30 anni di tassepuoi ricomprarti l'immobile

Tra imposte per l'acquisto, Imu e Tares: dopo tre decenni il proprietario versa al Fisco il 45% dell'immobile

Lucia Esposito
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  La casa: una volta era il sogno di tutti gli italiani che, mese dopo mese, mettevano da parte soldi per poi finalmente riuscire, spesso con l'aiuto di un mutuo a comprare casa. Ma con l'arrivo di Mario Monti la casa è diventata una spina nel fianco. Tra imposte sull'acquisto, sul possesso e sui servizio inmfatti in 30 anni può finire in tasse il 45% del prezzo dell'immobile. A seconda della tipologia e della collocazione della casa, il proprietariio spende dai 2800 e i 3800 euro l'anno in tasse.   Incubo tasse  La rilevazione è del Sole 24 Ore in edicola lunedì 14 gennaio che fa i conti di quanto il Fisco incidde sul mattone. Nel calcolo ci sono quindi, da una parte le imposte legate più strettamente all'acquisto della casa ma anche quelle dovute alla gestione (dall'Imu, alla Tares passando poi per l'Iva sulle utenze). Il risultato è impressionante: in trent'anni i prorprietari versano all'erario anche il 50% del valore della casa. I numeri variano da città a città ma il dato che colpisce di più è che non dipendono dal reddito del contribuente.    La liberazione fiscale L'anno che è appena arrivato ci riserva una grossa (purtroppo spiacevole novità): per pagare imposte, tasse e contributi dovremo lavorare fino al 21 giugno un giorno in più rispetto all'anno scorso (172 giorni contro 171) In questo quadro solo dal 22 giugno lavoreremo per noi e non per il fisco. Nel 2013 il Fisco si mangerà unun giorno in più di laboto. Lo studio è stato fatto dalla Cgia di Mestre in collaborazione con il Corriere Economia. Di positivo per i contribuenti c'è solo l'aumento delle detrazioni per i figli a carico introdotto dalla legge di stabilità a cui si aggiunge una più consistente detrazione per le spese di ristrutturazione della casa che passano dal 36% al 50%. Ma a fronte di questa buona notizia, l'elenco delle "mazzate" è lungo: si va dall'incognita Imu ( il destino della gabella dipende dall'esito delle prossime politiche), poi c'è l'aumento dell'Iva che va da 21% al 22% dal primo luglio del 2013, l'aumento della tassa dei rifiuti, il canone Rai.     

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