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Spending review, Cottarelli al Senato: "Nel 2014 al massimo 5 miliardi di risparmi"

Giulio Bucchi
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"Nel 2014 il risparmio massimo raggiungibile è di 7 miliardi se si fosse iniziata l'azione a gennaio, visto che sono passati mesi il numero è più basso. Sugli ultimi otto mesi, più o meno, si arriva a 5 miliardi. Io avevo indicato 3 miliardi prudenzialmente. Comunque c'è un margine, dipende dallo sforzo e dalle decisioni che si prendono". Tira il freno a mano Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la spending review, davanti ai senatori durante la sua audizione a Palazzo Madama. L'uomo che dovrebbe essere "l'arma segreta" di Matteo Renzi, perché su di lui il premier conta per trovare gran parte del tesoretto necessario al suo intervento su Irpef e lavoro, affronta in Aula alcuni dei punti più spinosi del suo faldone. A cominciare, naturalmente, dallo sfoltimento dei dipendenti pubblici. In altre parole: il licenziamento degli statali. Quello di 85mila esuberi, spiega il commissario nominato dal predecessore di Renzi a Palazzo Chigi, Enrico Letta, è "un numero indicato come prima stima di massima che va affinato sulla base delle effettive riforme che dovranno essere chiarite nel 2014". "Tutte le cose di cui si parla nel rapporto comporteranno il problema degli esuberi che potrà essere risolto riassorbendo altrove le persone. Per questo si sottolinea l'importanza della mobilità".  Pensioni e sanità - "Sulle pensioni di invalidità non si tratta di tagliarle ma di evitare abusi: il rapporto tra pensioni di invalidità e la popolazione è diverso da regione e regione il che suggerisce che non viene applicato lo stesso standard", ha commentato Cottarelli, che sulle pensioni in generale ha sottolineato come si tratti di "scelte politiche, si può anche pensare che sia un comparto che non si vuole toccare". Per quanto riguarda il sistema sanitario nazionale, invece, il commissario assicura la sua "sostenibilità": "Non credo che servano cambiamenti radicali".   "Non si può ridurre la sicurezza" - Uno dei capisaldi della spending review proposta dal governo è il taglio alle spese militari e la riduzione delle forze dell'ordine. Su questo punto, però, è lo stesso commissario a mettere paletti: "Si sta parlando di piani. E' un tema molto delicato dove non si può certo ridurre il livello di sicurezza, è un'area in cui si parla di sinergie, di ottenere servizi migliori ma spendendo meno". "Per alcune riforme, quelle che io chiamo sinergie, come per le forze di polizia o per le centrali di acquisto, occorre partire subito in termini di definizione dei piani specifici anche se gli effetti ci saranno solo nel 2015. Nella mia agenda c'è la scadenza di metà settembre per la definizione dei piani strutturali". L'appuntamento con il documento definitivo sulla spending review è comunque rimandato: "Ho dato un documento al governo per ricevere osservazioni e il governo ha indicato che relazione finale dovrebbe essere pubblicata con il Def". La protesta di Cgil e Pd - Per ora l'opposizione maggiore ai tagli annunciati arriva da sinistra. Il deputato Pd Cesare Damiano, prima dell'intervento di Cottarelli, avvertiva: "Le voci si inseguono ed alcune sono preoccupanti. E' da tempo che il Commissario dichiara di voler fare un nuovo intervento sulle pensioni dimenticando che il salasso, già praticato dal Governo Monti per diminuire il debito, produrrà tra il 2020 ed il 2060 un risparmio di oltre 300 miliardi di euro a seguito del brusco innalzamento dell'età pensionabile". E sulle pensioni d'oro, l'ex ministro del Lavoro del governo Prodi teme che "Cottarelli faccia in po' di confusione: considerare d'oro pensioni da 2.000 o 3.000 euro lordi mensili, è semplicemente inaccettabile. Così come tornare sul tema del blocco delle indicizzazioni, dopo quanto è già avvenuto negli anni scorsi e dopo che lo sconto fiscale previsto dal Governo esclude i pensionati, sarebbe una beffa". "L'ennesimo attacco al sistema pubblico e del welfare", è la stroncatura della Cgil al piano di tagli di Cottarelli, da cui il sindacato si aspettava "di meglio e di più, ovvero una maggiore lotta agli sprechi reali e non". Nel mirino di Michele Gentile, responsabile dei Settori pubblici di corso d'Italia, ci sono gli 85mila esuberi tra i dipendenti pubblici, compensabili con il blocco completo del turn over. "Il tutto come se parlassimo di oggetti indistinti e non di professionalità e di competenze utili", dice. Numeri, questi, che, per il sindacato "sembrano costruiti solo per fare teoremi e non per affrontare e risolvere problemi, così come ad esempio lo scioglimento di alcune amministrazioni pubbliche".  

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