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Emirati, un eldorado per le PmiMa il nostro Fisco le blocca

Roma ha inserito i Paesi del Golfo nella "black-list" ostacolando le nostre aziende. La 'Union Gulf': "Meglio fare affari con i tedeschi"

Andrea Tempestini
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di Claudio Antonelli Le opportunità del made in Italy nei paesi del Golfo non finirebbero di stupire. La liquidità a disposizione lusinga sia i piccoli artigiani che i grandi cantieri. Dietro le grandi opportunità si cela però come al solito il volto della quotidianità. Alias il Fisco. La maggioranza di questi Paesi sono infatti nella black list italiana e la burocrazia mette a dura prova la pazienza delle nostre società e rende ancora più nebuloso il nostro Paese agli occhi delle imprese straniere.  Un'impresa tricolore che scambia beni e servizi con una emiratina, per esempio, deve dimostrare al Fisco che la controparte esiste davvero. Come? Presentandone il bilancio, contratti d'affitto, licenze e  persino, in taluni casi, conti bancari. Vi immaginate che cosa significa chiedere a un cliente tali informazioni, in una terra dove non sono nemmeno obbligatorie per legge? Lasciamo da parte le ricadute culturali. (...) Come spiega Claudio Antonelli su Libero di martedì 18 dicembre, gli Emirati Arabi sono un vero e proprio eldorado per le nostre Pmi. Ma il nostro Fisco, però, le blocca. Roma ha infatti inserito i Paesi del Golfo nella "black-list" ostacolando le nostre aziende. E la "Union Gulf" inquadra la situazione: "Meglio fare affari con i tedeschi". Leggi l'approfondimento di Claudio Antonelli su Libero di martedì 18 dicembre

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