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L'Imu affossa il mercato immobiliare e moltiplica gli sfratti

Incrementi fino al 2000% per gli affitti: per le case in locazione aumenti fino al 207% rispetto alla vecchia Ici

Giulio Bucchi
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di Sandro Iacometti Anche senza aspettare la riforma degli estimi, che piomberà come una mannaia su tutti i proprietari di casa, a far crollare il mercato immobiliare ci ha già pensato l'Imu. Nel terzo trimestre, secondo gli ultimi dati diffusi da Bankitalia, proseguono le difficoltà, pur con una minore intensità rispetto al quadro particolarmente negativo emerso nel trimestre precedente. Nel Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia Vai Nazionale ha spiegato che «continuano a prevalere in larga misura indicazioni di flessione delle quotazioni di mercato, mentre si indeboliscono i flussi di nuovi incarichi a vendere». Anche le aspettative a breve degli operatori rimangono decisamente orientate al pessimismo. E la bufera sta coinvolgendo anche il mercato delle locazioni. Al punto che, secondo Confedilizia, molti proprietari di case in affitto di fronte alle spese ingenti a cui dovrebbero andare incontro a causa proprio dell'Imu, potrebbero decidere di sfrattare i propri inquilini.  Per le case in locazione, infatti, si prevedono, con il conguaglio previsto nella seconda rata dell'imposta, aumenti fino al 207 per cento  rispetto alla vecchia Ici per i contratti liberi e addirittura fino al 2000 per cento  per quelli calmierati. «I Comuni avevano la facoltà di aumentare l'aliquota rispetto a quella base del 7,6 per mille, e molti l'hanno fatto», ha spiegato Sforza-Fogliani. «13 su 20 hanno applicato l'aliquota massima, cioè il 10,6 per mille. Ma se questi aumenti si possano considerare legittimi, è tutto da vedere». La legge in realtà, ha continuato il Presidente di Confedilizia, «prevede la possibilità di ridurre l'aliquota per determinate tipologie di immobili, come quelli affittati, ma non di aumentarla. E lo affermo basandomi su una pubblicazione dell'Ifel, l'Istituto per la finanza e l'economia locale, che è diretta espressione dell'Anci, ovvero l'associazione dei Comuni». Cito testualmente: «Deve considerarsi incoerente qualsiasi ipotesi di penalizzazione degli immobili di cui la legge prevede espressamente soltanto facoltà di riduzione». Ma la verità, ha detto il presidente dell'Associazione, «è che ormai le case sono considerate un cappio al collo: e chi può vende, anche perché magari s'è già mangiato i risparmi per pagare le tasse. O magari deciderà di alzare l'affitto, così si libererà dell'inquilino e avrà la casa vuota da mettere sul mercato».

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