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Detrazioni, una porcata salata:furto da migliaia di euro

Calpestato lo Statuto del contribuente: i tagli si applicheranno all'anno in corso. E per rispettare gli obiettivi Ue possibile un'altra botta da 10 mld entro il 2014

Andrea Tempestini
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di Giuliano Zulin La notizia che ieri apriva Il Sole24 Ore è qualcosa di scandaloso: il taglio a detrazioni e deduzioni sarà retroattivo. Cioè quando andremo a fare la dichiarazione dei redditi nel maggio del 2013 non potremo più sfruttare gli sgravi in vigore fino a tre giorni fa. No, ci sarà un tetto massimo di tremila euro per le detrazioni dall'imponibile, ovvero la somma che si sottrae alla cifra su cui pagheremo le tasse. In più subiremo un taglio lineare di 250 euro sulle deduzioni, ovvero tutte quelle voci che abbattono il reddito. Così se pensavamo di recuperare 4mila euro dalle spese del mutuo, possiamo scordarcelo. Tremila per tutto, compreso i contributi alla colf, le eventuali spese del funerale, fino alle attività sportive. Un massacro che mediamente potrebbe costare poco più di 500 euro di maggiori tasse alla famiglia media.  Il conto è presto fatto, soprattutto alla voce detrazione, che equivale al 19% della somma da scalare. Nel 2011 la famiglia tipo ha scaricato 1570 euro per gli interessi sul mutuo prima casa, 610 per l'assicurazione sulla vita, 800 in spese per l'istruzione, 210 per spese in attività sportive (palestra compresa) e 210 di erogazioni alle onlus. Complessivamente fanno circa 3500 euro: appunto 500 sopra il tetto fissato dal ministro Vittorio Grilli. Una somma che lievita se consideriamo  1470 euro di spese per un funerale o 810 euro per la fattura dell'agenzia immobiliare.  Grilli minaccia - Un pasticcio che rovinerà milioni di italiani, cioè tutti quelli con un reddito lordo superiore a 15mila euro. La retroattività? Da Tokyo, dove sta partecipando al meeting del Fondo Monetario internazionale, il ministro dell'Economia spiega che si tratta di «una situazione complessa, con una serie di tecnicalità che si ripresentano ogni volta si toccano le aliquote: il nuovo sistema di detrazioni partirà dal 1 gennaio 2013 dal punto di vista di cassa». Sì, ma nei bilanci degli italiani scatterà da adesso. La retroattività? «Consideriamolo un errore che naturalmente il Parlamento correggerà», attacca  Gianfranco Conte, presidente della commissione Finanze della Camera, che sottolinea come la norma violerebbe lo statuto del Contribuente, cioè una legge dello Stato. Tra l'altro proprio ieri il governo ha posto la fiducia alla Camera su un provvedimento, la legge di delega fiscale, che vieta ogni effetto retroattiva in materia tributaria: per usare un eufemismo, si contraddicono da soli.  Grilli però non si  limita a difendere l'indifendibile, ma addirittura getta benzina sul fuoco:  «Il mio giudizio è che non si può smettere di essere rigorosi sul taglio della spesa se si vuole essere più dolci sul fronte delle tasse», sottolinea aggiungendo che «non si poteva andare più lentamente» sulla strada del risanamento visto quello che è successo fino a luglio su spread e fuga capitali. «Può essere frustrante» questo doversi adeguare agli andamenti del mercato, conclude l'ex direttore generale del Tesoro, «ma pensate se avessimo annunciato di prendercela più comoda prima di luglio». Certe cose si possono realizzare soltanto «se hai la credibilità giusta, la consapevolezza che certi risultati siano raggiunti».  Che il rigore non sia finito purtroppo è vero. Perché basta fare un passo indietro, al decretone Salva-Italia per capire che ci aspetteranno altri tagli agli sgravi. È già tutto scritto nei documenti inviati dal governo Berlusconi a Bruxelles nell'estate 2011, ribaditi dai sobri tecnici a dicembre scorso. Sono cambiati i mezzi, ma l'obiettivo da raggiungere è sempre quello: recuperare 40 miliardi dalla fiscalità o dalla sforbiciata alle agevolazioni. Altre mazzate - L'articolo 40  della legge 111/2011, con l'intento di recuperare 24 miliardi fra il 2013 e il 2014, prevedeva il taglio lineare dei “regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale” del 5 per cento per l'anno 2013 e del 20 per cento a decorrere dall'anno 2014. Di seguito la legge 148 ha anticipato i tempi al 2012 e aumentato la stima del risparmio atteso (40 miliardi in 3 anni). Si prevedevano sacrifici per mutui e spese familiari, oltre a  interventi restrittivi sulle agevolazioni ai disabili. Fino ad oggi, in forza dell'articolo 24 del DPR 601/1973, le pensioni ai ciechi, agli invalidi civili, ai sordi, gli assegni di cura, i contributi regionali per la vita indipendente e qualsiasi altra provvidenza economica assistenziale non erano imponibili ai fini Irpef.  Tremonti e Berlusconi ci avevano provato a fermare la scure lineare, introducendo la  clausola di salvaguardia: il taglio si sarebbe evitato se “entro il 30 settembre 2013  siano adottati provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonché la eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali”. Da questi provvedimenti doveva derivare un risparmio di 4 miliardi  per il 2012, 16 per il 2013, 20 dal 2014 in poi. Poi cade Berlusconi e arriva Monti, che interviene sulla  clausola di salvaguardia:  l'impegno rimane, ma riscrive l'articolo 40. Per trovare 40 miliardi si alza l'Iva, lasciando comunque aperta l'opportunità di intervenire sull'assistenza e sulla previdenza. Siamo ai giorni nostri: il Prof non è riuscito a tagliare la spesa  e a riformare il fisco così interviene sulle agevolazioni sulla falsa riga della legge di Berlusconi, tanto che anche i disabili - chi percepisce più di 15mila euro all'anno - pagheranno l'Irpef sugli assegni che incassano. Ora, facciamo i conti: l'aumento Iva scattato nel 2011 sull'aliquota principale (dal 20 al 21%) porterà poco meno di una ventina di miliardi fino al 2014, mentre il rincaro dell'aliquota Iva  (dal 21 al 22% e dal 10 al 11%) dovrebbe garantire poco più di 10 miliardi entro dicembre 2014. Insomma, per arrivare all'obiettivo dei 40, servono 10 miliardi. La retroattività degli sgravi insomma è solo l'inizio. Il rigore (e la depressione) continua. Lo dice anche Grilli.

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