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Mai così poveri dal 2000: il potere d'acquisto delle famiglie cala del 4%

Secondo l'Istat si tratta del calo tendenziale più ampio da dodici anni

Eliana Giusto
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Mai così poveri dal 2000. Secondo l'Istat il potere d'acquisto delle famiglie italiane, tenuto conto dell'inflazione, si è ridotto dell'1,6% nel secondo trimestre dell'anno, per una contrazione del 4,1% su base annua. Si tratta del calo tendenziale più ampio da dodici anni. Nei primi sei mesi del 2012, nei confronti dello stesso periodo del 2011, il potere d'acquisto ha registrato una flessione del 3,5%.  Il potere d'acquisto - Nel secondo trimestre del 2012 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, misurata al netto della stagionalità, è stata pari all'8,1%, con una diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,5 punti percentuali rispetto al corrisponde trimestre del 2011. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è diminuito dell'1% rispetto al trimestre precedente, e dell'1,5% rispetto al corrispondente periodo del 2011. Il tasso di investimento delle famiglie è stato pari all'6,8%, risultando invariato rispetto al trimestre precedente e in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2011.   La quota di profitto delle società non finanziarie è scesa al 38,5%, con una riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 2,1 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 21%, è risultato inferiore di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,3 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2011.  Il Pil - Il rapporto tra deficit e Pil è sceso al 2,8% nel secondo trimestre dal 3,2% dell'analogo periodo del 2011. E' quanto segnala l'Istat. Nel primo semestre il deficit/Pil è invece rimasto invariato al 5%. E' stato inoltre rivisto in miglioramento il dato relativo al primo trimestre, con un rapporto tra indebitamento e crescita che passa dall'8% al 7,3%. Nel secondo trimestre, prosegue l'Istat, su è registrato un avanzo primario è risultato pari a 12.745 milioni di euro. L'incidenza sul Pil è stata del 3,3%, superiore di 1,2 punti percentuali a quella registrata nel secondo trimestre del 2011. Il saldo corrente è stato invece negativo per 1.234 milioni di euro (-1.749 milioni nel corrispondente trimestre dell'anno precedente), con un'incidenza negativa sul Pil dello 0,3%.   Le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dell'1,3% e la loro incidenza rispetto al Pil è pari al 49,0% (47,5% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate del 2,2% (+0,8% al netto della spesa per interessi), mentre quelle in conto capitale sono diminuite del 10,7%. Per quanto riguarda il primo semestre, le uscite totali sono risultate pari al 49,1% del Pil (48,0% nel corrispondente periodo del 2011). Le entrate totali sono cresciute del 2,4% nel secondo trimestre con un'incidenza sul Pil del 46,3% (44,3% nel corrispondente trimestre del 2011). Nel primo semestre le entrate totali sono aumentate dell'1,5% in termini tendenziali, con un'incidenza sul Pil del 44,1% (43,0% nel corrispondente periodo del 2011). 

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