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Ue, la Merkel ammette: "Spesso in passato non abbiamo mantenuto le promesse"

La cancelliera tedesca: "No a unione del debito e responsabilità senza controlli". Il governatore della Bce Draghi: "Sono ottimista, ora tocca ai governi"

Giulio Bucchi
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Alla fine l'ha dovuto ammettere anche Angela Merkel: spesso l'Europa ci ha illuso e preso in giro. Non che servisse la parola della cancelliera tedesca: l'Unione europea è stata unione solo di fatto, con troppi galli nel pollaio e voci fuori dal coro e soprattutto senza alcun potere reale di incidere sulla tremenda crisi finanziaria che ha messo in ginocchio i Pigs, vale a dire Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, e che ancora minaccia di aggredire anche paesi apparentemente più solidi, come la Francia. Promesse non mantenute - Intervenendo alla giornata della Bdi, la Confindustria tedesca, la Merkel ha ricordato come "ci sono ancora molti compiti da fare a casa", ribadendo il no secco della Germania all'ipotesi di "un'unione del debito", che "ci riporterebbe dove eravamo prima", vale a dire nel baratro. "No a una responsabilità senza controlli", ha ammonito Angela richiamando indirettamente il presidente della Bce Mario Draghi: "Lavoriamo con la Commissione europea e la Bce per fare i prossimi passi che portino a maggiori reciproci vincoli in Europa". Questo perché "troppo spesso in passato - ha ammesso la cancelliera - abbiamo disatteso le promesse". Prima fra tutte, la trasformazione dell'Unione in realtà più dinamica e al passo con i competitors, soprattutto asiatici. Obiettivo "chiaramente non mantenuto". Questa "ingessatura" determina mancanza di crescita nell'Ue, e di conseguenza "i mercati sono preoccupati per la capacità di alcuni paesi europei di rimborsare il loro debito a lunga scadenza. Il mondo si domanda se i paesi dell'area euro siano competitivi". La risposta, al momento, è un sì assai poco convinto.  L'ottimismo di Draghi - Eppure proprio Mario Draghi, presente alla giornata della Bdi, ha mostrato sorrisi più aperti: "Ci sono numerosi motivi per essere ottimisti su dove stiamo andando nell'area euro". La "situazione resta difficile", naturalmente, ma nonostante il piano anti-spread varato dalla Banca centrale europea permangono "infondate paure" legate alle differenze sui costi di finanziamento. Ma la strada intrapresa da Francoforte e da Bruxelles è quella giusta. Ora alle iniziative della Bce deve far seguito l'azione dei governi: "Un fermo impegno dei governi per completare l'Unione europea è la migliore finalizzazione della nostra azione". "Il rischio maggiore per l'area euro - aggiunge Draghi - è non agire, non agire. E per questo la Bce ha agito". Le azioni della Bce, spiega Draghi, possono solo "essere un ponte" per le azioni che prenderanno i governi. Secondo Draghi i miglioramenti avvertiti finora non significano che la crisi sia risolta. Le azioni prese dalla Bce "rientrano nel suo mandato" e "non rappresentano un finanziamento dei governi europei". "Ora servono azioni decisive da parte dei governi", ha concluso il governatore, secondo cui la Bce assicurerà la "separazione della politica monetaria dai compiti di supervisione delle banche".                                 

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