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La carota e il bastone: così SuperMario ha domato la Merkel

La strategia vincente del premier: passare dalle maniere buoni a quelle dure

Lucia Esposito
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La strategia del "bastone e della carota" di Mario Monti alla fine ha pagato. Il Professore che per mesi, coda tra le gambe, aveva cercato di ammorbidire il rigore della Merkel, decine di incontri e dichiarazioni, strette di mano, sorrisi cordiali e di circostanza per convincere Angela Merkel che il rigore da solo, non avrebbe portato l'eurozona fuori dalla crisi che bisognava pensare alla crescita degli Stati membri, la risposta di Angela era sempre la stessa: nein, nein, nein. Niente eurobond, niente condivisione del debito, niente meccanismi "salva-spread". Alla vigilia del vertice di Bruxelles, quando Mario Monti ha sentito più forte il pressing dei partiti, soprattutto quello del Pdl, che lo ha messo davanti a un ultimatum che più o meno suonava così: o da Bruxelles torni con un risultato, oppure non stacchiamo la spina, allora Mario Monti è passato dalla carotina al bastone. Si è messo di traverso, determinato, deciso, ostinato.  Maniere forti Alla vigilia del vertice di ieri, giovedì' 28 giugno, è andato giù pesante: "Se la Cancelliera non molla le dirò che mi dimetto perché se le cose non cambiano non sono nelle condizioni di portare l'Italia fuori dal baratro". Dai metodi dolci è passato alle maniere forti, a poche ore dall'inizio del vertiche ha detto:  "l'Italia non darà il via libera alla cooperazione rafforzata sulla Tobin tax se questa non ci sarà anche per altri aspetti, come la politica finanziaria di gestione del mercato dei titoli sovrani". E così, mettendola con le spalle al muro, dopo averla a lungo offerto sorrisi e carotini, Mario Monti ha portato a casa il risultato. Come l'altro Mario, Balotelli, che però ha usato solo il bastone contro i tedeschi, infilando di prepotenza due gol micidiali nella rete avversaria. 

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