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Pil, occupazione, crescita "Siamo nell'abisso"

Eliana Giusto
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Pil, occupazione, crescita, allarme della Confindustria: "L'Italia è nell'abisso" e "i danni economici provocati dalla crisi equivalenti a quelli di una guerra". Il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, ha presentato l'ultima - scoraggiante - indagine sugli scenari economici del Paese. Prevista una flessione del Pil del 2,4% nel 2012 e dello 0,3% nel 2013, che seguono incrementi dell'1,8% nel 2010 e dello 0,4% nel 2011. Disoccupazione – Negative anche le stime sull'occupazione. Secondo Confindustria il 2013 si chiuderà con quasi 1,5 milioni di posti di lavoro in meno rispetto all'inizio del 2008. Esattamente 1 milione e 482 mila "unità di lavoro equivalenti a tempo pieno”. L'occupazione calerà dell'1,4% nel 2012 (-1% già acquisito al primo trimestre) e dello 0,5% nel 2013. "Solo sul finire dell'anno prossimo le variazioni congiunturali - spiegano gli esperti - torneranno positive". Lira sconveniente – Confindustria frena anche sulla possibilità di un ritorno alla lira paventato dall'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi perché si tradurrebbe per gli italiani “nella più colossale patrimoniale mai varata".  Questo accadrebbe, spiegano gli esperti, "sia per gli effetti diretti sul valore delle attività delle famiglie e del loro reddito sia perché davvero le ricchezze private, ovunque detenute (anche illecitamente), verrebbero inevitabilmente sottoposte a una radicale tosatura per ristabilire un po' di ordine nel bilancio pubblico e nella giustizia sociale, di fronte al profondo impoverimento della maggioranza della popolazione". La macchina pubblica – Ora si deve "far ripartire con vigore la nostra economia" e in particolare la macchina pubblica deve rimettersi in moto. Il vice presidente Fulvio Conti ha sottolineato, "su un solido sentiero di crescita e attraendo anche capitali dall'estero, è una sfida che riguarda l'intero sistema Paese che deve tornare a pensare in maniera sinergica e strategica, favorendo gli investimenti e la cultura del fare impresa da un lato e riequilibrando il carico fiscale, burocratico e amministrativo dall'altra".  

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