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Anche Bonanni sta con "Libero":"Così Monti spacca l'Italia"

Il leader Cisl: "Aumentare l'imposta porterebbe più licenziamenti e meno entrate fiscali"

Andrea Tempestini
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«Se abbassi i consumi riduci le produzioni, e se le aziende producono di meno saranno costrette a tagliare anche il personale, ma il calo dell'occupazione comporta pure minori entrate fiscali per lo Stato. Ecco il governo non capisce che l'Italia deve uscire da questo circolo vizioso altrimenti la condizione degli italiani non potrà che peggiorare». La lezione di economia ai professori la fa Raffaele Bonanni. Il rapporto del numero uno della Cisl con l'esecutivo dei tecnici è ai minimi storici, basta vedere la manifestazione dello scorso sabato, e all'orizzonte, tra proposte di  tagli agli statali e promesse di aumento dell'Iva, non si scorgono miglioramenti. Segretario, secondo la sua teoria il possibile aumento dell'Iva ad ottobre sarebbe esiziale… «Accetterei il rialzo dell'Imposta sul valore aggiunto alla sola condizione che comporti un'equivalente riduzione dell'Irpef.  L'Italia è l'unico paese al mondo che carica la maggior parte del fisco su lavoratori e pensionati e spostare il peso sulla tassazione indiretta servirebbe a colpire gli evasori e a rigalvanizzare i consumi. È anche una questione di giustizia sociale: solo chi non ha soldi ha cambiato abitudini di vita, chi ce li ha vive esattamente allo stesso modo di prima».  Con tutto il rispetto, mi sembra un'ipotesi irrealizzabile. La invito a spulciare tutte le dichiarazioni di Monti per trovare un'apertura alla riduzione dell'Irpef. Non ce ne sono… «Ho avuto modo di dire al premier che il doppio salasso, più Iva e Irpef invariata, rappresenterebbe una tenaglia rovente pronta a spaccare il sistema Paese. Farebbe saltare completamente il banco. Perché l'alta tassazione che ci ritroviamo è la prima causa della recessione».  Lo dice anche «Libero» che sta facendo una campagna su questo tema. L'unico modo per evitare due punti di Iva in più è tagliare la spesa pubblica e pare che l'esecutivo voglia sforbiciare gli statali… «Ci risiamo con i tagli lineari e le politiche recessive. Si parla di mandare in cassa integrazione una fetta dei dipendenti del pubblico impiego. Ma lo capiscono che in questo modo non si fa altro che deprimere i consumi e produrre ulteriori costi per lo Stato?».  Allora dove si può tagliare la spesa? «La prendo da lontano. In Italia davanti a un'azienda manifatturiera che va in difficoltà si fa fatica a trovare un imprenditore disposto a intervenire. Se invece si tratta di entrare nei business del gas, dei telefoni e delle autostrade allora c'è la fila». Cosa vuol dire? «Che si tratta di servizi che operano in un regime di monopolio nascosto sui quali intervenire. Vede, i mercati non sono ciechi. A loro non basta il simbolo dell'articolo 18, gli operatori valutano le misure prese dal governo e sono consapevoli delle reali incrostazioni del Paese: il problema delle municipalizzate è sotto gli occhi di tutti, così come la ridondanza dei comuni e gli sprechi delle Regioni».   Può bastare? «Se non bastasse ci sono 500 e 600 miliardi di patrimonio pubblico da aggredire». Con Monti ha mai parlato di questo? «Gli abbiamo chiesto un incontro e spero che si degni di risponderci, altrimenti saremo costretti a fare altre proteste». Non la sento molto fiducioso… «Guardi, c'è una cosa che mi è rimasta impressa e riguarda la Fornero. Usando una metafora il ministro ha detto che “non si può certo chiedere ai parenti il consenso per tagliare la gamba malata dei parenti”. Bah, secondo me abbiamo perso il lume della ragione. Come a dire che il dottore ha un mandato divino ed è quindi giusto che vada avanti per la sua strada senza consultare nessuno». Intervista di Tobia De Stefano

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