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Grazie Monti, Italiaindietro di 15 anni

L'assemblea di Confcommercio boccia il governo: troppe tasse e Iva, i consumi sono scesi a quelli del '98

Matteo Legnani
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C'erano ABC (Alfano, Bersani, Casini), in prima fila, a seguire la relazione annuale di Confcommercio illustrata questa mattina dal presidente Carlo Sangalli. Ma il ministro dell'Economia, alias Mario Monti, no. Lui ha preferito presenziare col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'anniversario della fondazione del corpo della Guardia di Finanza. Ha scelto bene, il prof Monti, perchè dall'assemblea di Confcommercio sono piovute bastonate sull'operato del suo esecutivo. I negozianti sono tra le categorie che più stanno scontando il passaggio dell'Iva dal 20 al 21% e guardano con terrore a un eventuale scalino che porterebbe l'imposta, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, al 23%. Già, perchè già adesso, complice la crisi e le tasse che stanno svuotando le tasche degli italiani, il livello dei consumi è precipitato indietro di 15 anni, al lontano 1998. Per questo Sangalli ha rivolto un appello al governo per un "impegno costituente" alla riduzione delle tasse. "E' una terapia che muove dal riconoscimento di un dato di fatto: abbiamo raggiunto un livello di pressione fiscale che, per chi le tasse le paga, si attesta attorno al 55%. E' un livello che zavorra drasticamente investimenti e consumi". In questo quadro, un ulteriore aumento dell'Iva "sarebbe la Caporetto delle famiglie, delle imprese, del lavoro. Dati i margini di manovra disponibili, vi sono le condizioni per realizzare economie di spesa, che consentano di bloccare, per l'ultimo trimestre di quest'anno, l'aumento programmato delle aliquote Iva". Secondo Sangalli "gli aumenti dell'Imposta sul valore aggiunto rischiano, tra il 2011 e il 2014, di tradursi in minori consumi reali per circa 38 miliardi di euro". 

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