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Doppio schiaffo alla MerkelUe e borse si ribellano

Dopo il tonfo di venerdì, la Borsa di Francoforte continua a perdere. I leader Ue invocano gli eurobond. Angela sempre più sola

Andrea Tempestini
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  La strategia suicida della Germania comincia a ritorcersi contro la cancelliera del rigore, Angela Merkel. La linea dura di Berlino - no agli eurobond, prima delle misure per la crescita quelle per salvaguardare i bilanci, e sforzì sì, ma fino a un certo punto, per salvare Atene - ha innescato una caduta massi. Dopo il tracollo del Dax di Francoforte dello scorso venerdì, la locomotiva tedesca sbanda ancora e rischia di deragliare dai binari borsistici: l'indice tedesco retrocede di altri 1,19 punti percentuali. La nuova flessione è arrivata alla chiusura di una giornata di contrattazioni in cui il paniere principale di Milano, l'Ftse Mib, è salito dell'1,66%; bene anche Parigi in progresso dello 0,59%, mentre Londra ha chiuso in perfetta parità.  Stop alle politiche recessive - La Germania è un Paese che vive di esportazioni: i teutonici prodotti arrivano negli altri paesi europei, negli altri Paesi dell'Eurozona e negli altri continenti. La Merkel ha deciso di tenere duro e spingere i partner della moneta unica verso il baratro: spalleggiata dalla Bce (che poi, sotto la guida Draghi, ha ammorbidito le sue posizioni) ha costretto i Paesi Ue a politiche recessive. A una recessione vera e propria. Ora però i segnali di flessione arrivano anche dal Dragone cinese e da altri big emergenti, come India e Brasile. Pure il presidente Usa, Barack Obama, ha spiegato: "La crisi dell'economia in Europa ha gettato un'ombra sulla nostra economia". La crisi è globale, e in un contesto sempre più desolante anche la Germania si scopre stretta all'angolo: la Borsa perde capitalizzazione, i leader mondiali puntano il dito contro la linea del rigore. Nuovo 'nein' agli eurobond - Ma ancora non basta. La Merkel ha la testa dura. Gli eurobond, i titoli di debito comunitario, vengono invocati un po' da tutti: li vuole Monti come li voleva Tremonti, ora spinge per le cedole anche il francese Hollande, e sulla misura si coagula  il consenso della maggioranza dei Paesi dell'eurozona, degli economisti e degli istituti. Il "nein", però, viene ribadito: "Il vostro debito - spiega Berlino - non lo vogliamo". Meglio la morte. L'ultima chiusura in mero ordine di tempo è stata quella di Steffen Seibert, il portavoce del governo di Berlino, secondo il quale gli eurobond non offrono una soluzione ai problemi attualmente attraversati dall'Eurozona e saranno una strada percorribile soltanto "tra diversi anni", nell'ottica di una sempre maggiore integrazione dei paesi dell'unione monetaria.  Doppio schiaffo - Peccato però che le elezioni, in Germania, non saranno tra diversi anni, ma tra pochi mesi. I tedeschi verranno chiamati alle urne nel 2013, e le avvisaglie che arrivano dai land, per la cancelliera, sono tutt'altro che positive: le ultime consultazioni nel Nord Renania Westfalia hanno segnato una sconfitta storica, una debacle senza precedenti. Anche gli elettori tedeschi - e più di tutti quelli dei distretti industriali - sono stufi di lei. I leader europei e mondiali pure. Ora però si assiste a un cambio di paradigma. Ora corre un rischio anche la Germania, le sue imprese, il tessuto imprenditoriale basato sulle esportazioni. Le preoccupazioni per ora si traducono in un segnale, la doppia flessione in Borsa. Ed è curioso notare come il calo del Dax sia arrivato prorpio mentre i listini premiavano i Paesi più in crisi, spinti dalle voci sul piano salva-banche inviso a Berlino (che riceve un doppio schiaffo: dall'Europa e dai mercati).  

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