L'importanza di internet paesi arabi esempio per Cuba
Il senatore della Florida Marco Rubio illustra le vie per liberare l'isola caraibica dal castrismo e prende a modello la primavera araba
Cuba è uno stato di polizia da oltre mezzo secolo, e in occasione della visita papale di questi giorni (per me quantomeno discutibile come ho già scritto in un Diario della settimana scorsa a proposito dei dissidenti e delle Ladies in Bianco che non lo potranno incontrare) riferisco oggi volentieri della strategia anti Castro favorita da un personaggio politico americano fortemente interessato alle sorti dell'isola, il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, nato a Miami da genitori cubani antiregime. Di recente ha partecipato ad una conferenza, organizzata da Google Ideas e dal pensatoio conservatore Heritage Foundation di Washington, in cui ha indicato la via dei social media come quella giusta per scardinare la cappa di repressione nell'isola caraibica. Forniamo qui di seguito qualche passaggio chiave del suo intervento ( come lo ha riportato sul proprio sito ufficiale lo stesso senatore Rubio; è leggibile, per intero, al link http://www.rubio.senate.gov/public/index.cfm/fighting-for-florida?ID=8c58d18a-5436-4e84-a57f-0bac89326027 ) , insieme ad altri commenti riportati da Mary Anastasia O' Grady sul Wall Street Journal di oggi 26 marzo. L'ESEMPIO della primavera araba. Citando il ruolo di Internet nel rovesciamento dei governanti autoritari in Egitto, Libia e Tunisia , Rubio ha esposto “la necessità di assicurare il nostro aiuto ai cittadini cubani per potersi connettere l'uno con l'altro e comunicare l'uno con l'altro, nella speranza che una maggiore connettività possa aiutare la gente a raggiungere ciò che i popoli arabi stanno raggiungendo ora in Medio Oriente e Nord Africa”. LA CENSURA del web. "Nell'ultimo mezzo secolo i fratelli Castro hanno tenuto il popolo cubano in una oscurità virtuale. Il mondo digitale in cui viviamo noi è virtualmente sconosciuto al popolo di Cuba. Google, YouTube e i blogs sono severamente proibiti ai cittadini normali. Solo la elite di governo e gli stranieri hanno accesso a Internet a Cuba, e i pochi che possono farlo illegalmente accedono a una parte limitata della Rete. Bisogna trasformare Cuba in un WiFi hot spot. E' ciò che dovrebbe realmente cominciare a fare l'America nella sua politica estera verso Cuba”. LA PAURA vera del regime. Non sono le comunicazioni con l'estero a preoccupare di più i Castro, ma il dialogo interno. Raul, attuale capo di stato dopo la malattia del fratello, “chiaramente capisce che il suo regime non può sopravvivere a una realtà in cui i cubani come individui possano comunicare l'uno con l'altro in modo non filtrato”, ha detto Rubio. La “miglior speranza di evitare una dittatura stagnante per i prossimi 50 anni, che potrebbe persino sopravvivere dopo la morte di Fidel e Raul, è l'accesso non condizionato a Internet e ai social media”, ha insistito il senatore del GOP. “Se i cubani di Santiago di Cuba fossero in grado di sapere che cosa sta succedendo all'Avana e viceversa, ci sarebbe una vera chance di un cambiamento”…. perché se “questi gruppi potessero collegarsi e coordinare gli sforzi e le conversazioni, il regime non durerebbe a lungo, crollerebbe sotto il peso di quella realtà”. UN FALSO MITO smontato da Rubio, invece, è quello secondo cui l'embargo degli Stati Uniti verso Cuba sia da eliminare, perché se i turisti potessero andarci vi porterebbero i semi della democrazia. Gli italiani, e gli europei in generale o i canadesi, già ci vanno, e quello che portano sono valuta pregiata al regime, e le “mance” che rendono fiorente l'industria della prostituzione locale. Obama ha istituito un programma che consente viaggi cosiddetti educativi agli americani , per favorire una strategia people to people, gente a gente, che dovrebbe generare scambi culturali vantaggiosi per democratizzare i cubani. Ma gli itinerari sono controllati e di fatto sono giornate di turismo infarcito di lezioni etiche da parte di funzionari governativi castristi e di danze folkloristiche. E le spese per queste vacanze mascherate degli americani foraggiano il regime cubano che spende i dollari per reprimere i propri cittadini. di Glauco Maggi