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Obama al 50% di approvazione grazie ai dati truccati

La ripresa degli investimenti in Borsa? Un falso mito: fanno tutto i computer. I numeri sui disoccupati? Più benigni della realtà

Andrea Tempestini
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Il vento dell'economia sta spingendo Obama verso la soglia del 50% di approvazione del suo lavoro nei sondaggi. Quelli della Cnn, di Cbs e di Abc, in particolare, hanno di recente raggiunto proprio il livello della metà perfetta, che è il tasso minimo per un presidente in carica che cerca la rielezione di avere buone chance di farcela. E'  vero che la media di tutte le rilevazioni dice che Barack è visto con favore da una minoranza del 48,5%, ma in compenso è pure calato il livello di disapprovazione, ora al 46,9%. Non ci sono dubbi che ad Obama stanno facendo bene le notizie che arrivano da Wall Street, e soprattutto dalla economia reale. La Borsa è in rally da oltre 4 mesi, con i principali tre indici del Dow, del Nasdaq e dello S&P500 che sono cresciuti di circa il 20% da ottobre, e il tasso di disoccupazione è calato negli ultimi mesi all'8,3%, con una incoraggiante costanza. Inoltre il Prodotto Interno Lordo è cresciuto del 2,8% nel quarto trimestre, che è poco ma è molto più dell'aumento di inizio anno, quando era stato inferiore all'1%. La gente valuta un presidente dalle sue parole prima di dargli il voto, e poi dalle sorti del proprio portafoglio (occupazione e andamento della Borsa) quando il presidente è alla Casa Bianca. Ultimamente, la risalita della popolarità di Obama è quindi legata alla timida ripresa che ha fatto i titoli dei giornali, incoraggiando i consumatori ad avere una certa fiducia. Nel quadro più roseo non appare ancora il settore della casa, sempre in crisi di prezzi, di ipoteche e di numero di vendite, ma la percezione generale della Corporation America, grazie alle imprese private che hanno macinato discreti profitti, è di un trend verso il bello, non verso una ricaduta. Per i Repubblicani questo è un momento delicato. Sono convinti che la ricetta di Obama fin qui non sia stata la molla verso la guarigione, ma un fardello (di regole, tasse, e approccio anti-business) che ha solo frenato la corsa dell'economia. In effetti, il Paese è ufficialmente fuori dalla recessione dal giugno del 2009, e di solito il rimbalzo della crescita è di gran lunga più vistoso in termini di Pil e conseguentemente di creazione di posti di lavoro è più  massiccia di quanto non sia finora avvenuto sotto il governo Obama. Ma lo slogan “il presidente poteva fare molto meglio” è molto meno efficace di “il presidente ha fatto male al Paese”. Insomma, i politici del GOP cominciano ad essere in difficoltà, anche se tra gli operatori economici hanno alleati che non accettano la realtà  che appare nella semplificazione dei lanci di agenzia. E lo dicono, definendo la ripresina attuale un falso, puro e semplice. L'economista James Fitzgibbon, gestore del fondo Highlander, contesta per esempio che ci sia un vero cambiamento nel modo di sentire degli investitori, semplicemente per il fatto che nessuno investe in Borsa.  Sono gli HTF (High Frequency Trade Computers, ossia i programmi di investimento automatizzati) che coprono ormai l'80% degli scambi quotidiani di azioni, spiega Fitzgibbon: il pubblico delle famiglie che ha perso tanti soldi nel 2008 è scappato dal mercato e non vi ha fatto ritorno. Il volume totale degli scambi al Nyse, il New York Stock Exchange, è del 67% più basso, in media, di quanto non fosse nel 2008, e il volume di quest'anno è più basso del 29% rispetto al 2011. Quanto al mercato del lavoro, le cifre attuali sono per Fitzgibbon “una barzelletta”. Il ministero del Lavoro ha cambiato nel 2012 i sistemi di calcolo degli occupati, e i dati di oggi non possono correttamente essere messi in relazione con quelli precedenti, e gennaio è stato “pesantemente aggiustato per fattori stagionali”.  I dati reali mostrerebbero, per l'economista ultrascettico, “una perdita di 2,7 milioni di lavoratori”. Ma avendo il Lavoro fatto sparire “magicamente 1,2 milioni di persone dalla forza lavoro potenziale” , la percentuale risultante (l'8,3%) appare assai più benigna della realtà. Se le tinte nere di Fitzgibbon riusciranno nei mesi a venire a macchiare negativamente anche le cifre di facciata, denunciando una situazione concreta deludente, Obama avrà  i suoi problemi. Ma se prosegue la marcia della speranza, titoli o sostanza che sia, saranno i Repubblicani a trovare sbarrata la porta della Casa Bianca. di Glauco Maggi

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