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Primarie repubblicane, via al gioco delle alleanze

Nel GOP è corsa alle strategie: Pawlenty e Huntsman col favorito Romney, Cain e Perry con Gingrich. E Paul...

Giulio Bucchi
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Strane alleanze si stanno sviluppando nel GOP, a parte la pratica normale delle dichiarazioni di appoggio dei candidati che abbondonano via via, a favore di uno dei candidati che resiste.  Cosi',  e'   stato il caso di Tim Pawlenty e Jon Huntsman che hanno scelto di sostenere Mitt Romney, e di Herman Cain e Rick Perry che si sono agganciati al carro di Newt Gingrich. Oggi giovedi' 2, a Las Vegas (sabato si vota in Nevada), Donald Trump, che era stato un “quasi candidato” l'anno scorso quando balzo' persino in testa ai sondaggi nazionali, ha fatto una conferenza stampa per appoggiare Mitt Romney. Ieri girava voce che il prescelto sarebbe stato Gingrich, ma questa sarebbe stata una relazione veramente incongrua, dopo che Trump aveva deplorato gli attacchi a Mitt per il suo passato di uomo d'affari, cioe', in altre parole, al capitalismo. Piu' che i voti che la dichiarazione pro Romney portera' a Mitt, il fatto oggettivamente positivo per il GOP e' che viene scongiurata la possibilita', ventilata fino a qualche giorno fa, che Trump potesse fare un terzo partito che avrebbe spaccato l'elettorato conservatore dando la Casa Bianca a Obama. Questo pericolo e' ora rimosso. Ma la partnership veramente stupefacente di queste ore a Washington e' un'altra, anch'essa destinata in ultima analisi a far bene al partito Repubblicano. E' l' avvicinamemto, inatteso ma estremamente astuto per i vantaggi che ne possono risultare per entrambi, tra il primo della classe attuale, vincitore di due delle quattro primarie e con piu' delegati in tasca, quel Romney che ha stravinto in Florida ed e' in forte vantaggio in Nevada,  e l'ultimo del quartetto residuo, Ron Paul, che ha il 12% delle preferenze nella media dei sondaggi nazionali contando sulla fetta fedele dei libertari dentro e fuori del GOP. Paul ha promesso di continuare a correre fino alla Convention estiva del partito che assegnera' la nomination, e la sua strategia e' di racimolare delegati negli stati dove vige il sistema proporzionale per farli pesare in termini di influenza politica concreta all'interno dell'establishment. E Romney, ora e soprattutto dopo, se avanzera' nelle primarie fino alla vittoria, e' destinato a diventare il capo sostanziale del partito, di cui dettera' la linea. E qui ci potra' essere un incontro di interessi tra il libertario inossidabile al quale, nei dibattiti, piace fare la parte di chi vuol cambiare lo status quo della politica nazionale, e l'ex moderato ed ex liberal Romney, oggi conservatore pragmatico che ha l' obiettivo di unificare le anime del partito. Nella politica contano anche i segnali, e i due clan famigliari (le due mogli Ann Romney e Carol Paul sono in ottimi rapprti) trovano il tempo per scambiarsi cordialita' prima e dopo i dibattiti in Tv. I due, sul podio, non si attaccano mai o quasi mai, e comunque non con la virulenza degli scambi tra Romney e Gingrich, o tra Santorum e Romney. Mitt ha tutta la convenienza che Paul continui a rastrellare voti, sottraendoli al fronte dei conservatori piu' accesi: grazie alla presenza di Paul sulla scheda, Romney  ha ovunque maggiori chance di assicurarsi le 46 primarie che restano. E se Paul accresce il numero dei suoi delegati da spendere al tavolo della trattativa politica alla Convention, di fatto significa che rinuncera' a presentarsi come terza forza, cio' che sarebbe una calamita' per le prospettive dello sfidante Repubblicano di Obama. I seguaci di Paul in ogni stato puntano a conquistare spazio nei ranghi del partito, in simbiosi piu' o meno coordinata con quelli dei Tea Party (il figlio di Ron Paul, Rand Paul, e'   senatore del Tennesse e tra i membri piu' influenti del Tea Party). Insomma, Paul punta con lucidita' a ottenere posti a livello locale e spazi nell'agenda politica. Per esempio, vuole mettere le briglie alla Federal Reserve e renderla almeno piu' trasparente, se non riesce ad abolirla. E chiede piu' fermezza nella difesa delle liberta' personali. “Uomini dello staff di Romney sono in contatto riservato con Ron Paul” ha ammesso un insider della campagna per la nomination al Washington Post. I fans di Paul sono una parte di elettorato troppo importante per la battaglia di novembre: non solo non devono andare da soli contro il nominato del partito, devono proprio andare tutti ai seggi e per farlo aspettano la benedizione del loro leader. di Glauco Maggi twitter@glaucomaggi

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