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Gli Stati Uniti sono già falliti. Ecco perché

Barack Obama vuole più tasse per i ricchi. Ma anche se si trasformasse in Fidel Castro e confiscasse tutto, non cambierebbe nulla

Giulio Bucchi
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L'America è il più ricco paese del mondo, ma gli americani, uno per uno, sono i più indebitati di tutti. E non parliamo degli individui con le carte di credito “bucate”, né degli studenti che si iscrivono al college finanziati con i programmi speciali di finanziamento. Tutti costoro, alla fine i conti li devono pur saldare, o finiscono in bancarotta personale, vedi i mutuatari che non pagano le rate delle case perché il loro valore è inferiore al debito che devono alle banche. No, qui parliamo del debito federale, quello che i governanti contraggono a piene mani, tanto sono soldi dei contribuenti, presenti e futuri. Michael Tanner, esperto di conti pubblici del Cato Institute, pensatoio libertario che combatte da sempre la battaglia per il “piccolo governo”,  ha lanciato l'allarme dal New York Post del 29 gennaio con un semplice proclama: “Siamo falliti, presidente! Te ne rendi conto?”. E poi ha snocciolato le cifre. Il debito nazionale è oggi a 15.200 miliardi, ma con il voto della settimana scorsa di rialzo del tetto in Congresso, si sa che di fatto arriverà per fine anno a 16.400 miliardi. Questa cifra non tiene conto però degli impegni crescenti a copertura degli enti di welfare delle pensioni (Social Security) e della sanità (Medicare): se si inseriscono, il debito nazionale esplode a oltre 120.000 miliardi. Pro capite, significa 48.700 dollari senza gli obblighi già presi per il futuro di pensioni e mutua, o 189mila se si dice la verità vera, completa. Paragonata al resto del mondo, la situazione Usa esce con le ossa rotte. Il deficit di budget americano è di un quarto più grande di quello della Francia, che ha appena perso la Tripla A. Quest'anno, solo Grecia e Irlanda hanno un deficit maggiore in Europa. Ma quanto a debito siamo in testa a tutti, scrive Tanner. Se si comprendono nei debiti anche le voci di sanità e di pensione, il debito greco è pari all'875% del suo PIL, quello francese, secondo in Europa, è al 570% del PIL. E gli Stati Uniti? E' all' 885%, primo tra tutti i paesi industrializzati. Per sanare il buco, Obama dice che i ricchi devono pagare di più, la loro “giusta fetta”. In realtà l'1% con i redditi più alti, che guadagna il 16% di tutti i redditi, già paga il 36,7% delle tasse federali. Anche tassando i facoltosi ancora di più, come vogliono Barack e Warren Buffett, l'ammontare che si raccoglierebbe sarebbe di 37 miliardi, ossia il 3% del deficit di quest'anno. Anche se Obama diventasse Fidel Castro, e confiscasse tutto, fino all'ultimo centesimo dei milionari e miliardari americani, il capitale raccolto coprirebbe un decimo dell'indebitamento Usa governativo. L'Europa, si sa, è già sulla strada della socialdemocrazia, infatti la media di assorbimento statale del PIL è del 49%. Su 100 euro prodotti, 49 sono roba pubblica, governativa. L'America, con Obama, ha fatto un bel passo in quella direzione, arrivando al 25% del PIL, dal 20% circa, e anche meno, che era la percentuale degli ultimi decenni. Ma gli stati e le municipalità si prendono un altro 10-15% del PIL, e l'Ufficio congressuale bipartisan del Budget calcola che le spese federali sono in corsa per crescere al 43% entro quattro decenni scarsi. Se si aggiungono le quote di Stati e città, il traguardo dell'Europa è, purtroppo, raggiungibilissimo. L'America sa insomma che il suo futuro è una tragedia greca, ma ai profeti del Big Government va bene così. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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