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Coronavirus, noi stiamo a casa nostra ma Conte deve tornare a casa sua: si dimetta

Alessandro Giuli
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Noi resteremo ancora tutti a casa per il tempo necessario e con disciplina marziale, d'accordo, ma ora deve andare a casa anche il nefasto governo giallorosso. Avranno pure alcune attenuanti di fronte al Coronavirus che ci ha colti impreparati, ma non c è niente da fare: non sono capaci di gestire l'emergenza sanitaria né quella economica e, temiamo, neppure quella sociale (un'altra potenziale bomba) che potrebbe detonare tra poche settimane.

Ieri è stata toccata una vetta di surrealtà: mentre l'Italia continuava a censire migliaia di contagiati; mentre l'ecatombe ospedaliera seguiva ancora il suo tragico corso, il minuscolo ceto politico personificato da Giuseppe Conte non era capace di mettere in piedi un Consiglio dei ministri degno di questo nome. Già rinviato dal giorno prima, poi abbozzato via Skype in un preconsiglio a distanza di sicurezza, infine declassato al licenziamento ufficioso d'una bozza sulla quale oggi l'esecutivo dovrebbe apporre le proprie firme.

Uno spettacolo indecoroso, trattandosi peraltro di vitali misure di contenimento economico e finanziario, sulle quali non era e non è lecito sprecare un solo minuto. Ebbene, dopo aver stoltamente inseguito la progressione esponenziale del Covid-19, agendo tardi e male, a colpi di decreti puntualmente scavalcati dalla realtà e senza allineare le centrali operative alle esigenze logistiche dei territori - valga l'esempio degli assembramenti alle stazioni in assenza di forze dell'ordine o di militari preallertati e allocati in numero sufficiente per gestire l'odine pubblico -, adesso questi campioni d'insipienza si mettono a cincischiare con i numeri del decreto che dovrebbe mantenere a galla la salute finanziaria dei cittadini e scongiurare il collasso dell' intero sistema.

Un atteggiamento disperatamente dilettantesco da parte di Palazzo Chigi, malgrado la disperata richiesta d'aiuto da parte degli amministratori locali e dei rappresentanti delle varie categorie. Visto il lancinante stato d'eccezione, avrebbero dovuto militarizzare la crisi all' stante e garantire l'ossatura delle comunicazioni strategiche per generi alimentari, salmerie, medicinali e macchinari sanitari; si sono invece smarriti nelle liturgie canoniche del peggior politicismo. Sarà inevitabile almanaccare sulle misure previste, soppesandole a dovere, ma una sentenza immateriale è già stata scolpita dalla forza delle cose.

Il governo bis di Giuseppe Conte, alla prova dei fatti, non si è dimostrato capace di rassicurare, proteggere, efficientare i gangli strategici sui quali poggia la salute pubblica italiana. Si è perfino lasciato che la Protezione civile soccombesse alla peggiore figura immaginabile nella sua onorata storia: dotare di carta igienica travestita da mascherine la Regione Lombardia (il governatore Attilio Fontana, che è un signore, ha già perdonato l'affronto ma si è associato Guido Bertolaso per evitare altre fregature). A riscontro della poderosa generosità e partecipazione emotiva dei cittadini, compresi alcuni enti privati e singoli benefattori che stanno finanziando sia la ricerca di un vaccino sia il rafforzamento delle infrastrutture ospedaliere prossime alla sincope, il decisore politico in carica ha ceduto sin da subito alla vanità e alla confusione, dimostrandosi totalmente inadatto alla circostanza.

Ben venga, perciò, l'invito del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia (uno dei pochi dotati di senno, nella maggioranza attuale) a onorare tutti «il senso dello Stato». Ma come? Mandando a casa gli incapaci, dopo aver riconosciuto la superiore necessità di uno sforzo istituzionale concorde finalizzato alla salvezza comune.

Non c'è altro tempo da perdere. Si tratta adesso di agire per rispondere alla ferocia del Coronavirus e al tempo stesso per evitare un infarto dell'economia, con conseguente catastrofe sul piano sociale e dell'ordine pubblico. Non comprendere questa impellenza, o peggio ancora brandirla come uno strumento demagogico per prorogare l'agonia dei giallorossi o per ingrassare ancora un poco il consenso dell'opposizione, significa non aver chiaro lo scenario calamitoso al quale l'Italia potrebbe andare incontro.

Dal Quirinale in giù, la suprema catena di comando non può non avvertire l'enormità della situazione: urge un'immediata deposizione degli improvvisati Cadorna e Badoglio che stanno consentendo la Caporetto virale dell' Italia.

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