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SAKARA "IL LEGIONARIO " DICE LA VERITA' SULLA DIFESA PERSONALE

Intervista ad Alessio Sakara, il primo italiano a combattere nell' UFC, il più prestigioso circuito internazionale di MMA

Andrea Bisaschi
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Andrea Bisaschi: Si parla tanto di scarsa percezione di sicurezza in Italia, cosa ne pensi a tal riguardo? Alessio Sakara: "C'è questa percezione tra la gente, soprattutto perché manca il rispetto per le regole e per il prossimo. Vedo in giro tanta disonestà, scorrettezza, mancanza di etica infatti i media riportano purtroppo troppo spesso casi di aggressioni disumane, dieci contro uno o violenze contro portatori di handicap. Si è perso il valore della dignità personale e del rispetto della vita umana".   Andrea Bisaschi: Alessio faccio a te, il rappresentante delle Mixed Martial Arts italiane nel mondo, questa domanda, le arti marziali possono essere utili per l'autodifesa?  Alessio Sakara: "Il problema non è se le arti marziali sono utili o meno, dipende da chi le insegna, molto spesso sono i maestri i primi esaltati e non sanno insegnare il valore e la filosofia delle arti marziali. Dal mio punto di vista non c'è una arte marziale che è meglio delle altre, dipende sempre dal fatto che il maestro dica la verità o meno. Ad esempio vedo in alcuni video le difese del Krav Maga. Premetto io non sono contro il metodo Krav Maga, ma sono contro a certi istruttori che fanno credere a certe donne, che facendo una determinata mossa si possono difendere. Io a questi personaggi gli direi, non le allieve, porterei te alla Stazione Termini di Roma e quello che stai insegnando me lo dimostri quando all'improvviso, da dietro l'angolo, sbuca uno di quei giganti nigeriani alti 1m. 90cm. che pesano 110 kg. e ti viene contro per derubarti. Per questo dico sempre ai miei allievi di non sottovalutare mai nessuno perché non sai mai chi ti troverai di fronte". Andrea Bisaschi: Se dovessi consigliare una disciplina marziale ad una persona che vorrebbe avvicinarsi alla difesa personale fisica da un punto di vista tecnico, quale indicheresti come la più indicata?  Alessio Sakara: Io gli consiglierei di partire con le mixed martial arts che sono composte dal pugilato, dalla thai boxe, dalla lotta olimpica (greco-romana e libera) e la lotta a terra ovvero il brazilian jiu jitsu che senza Gi (kimono utilizzato dai praticanti del jiu jitsu brasiliano) diventa grappling. Poi per completare l'addestramento cercherei qualche vero esperto nella difesa personale, purtroppo se ne trovano pochi in Italia, per lavorare a distanza ravvicinata sui punti più vulnerabili del corpo umano da colpire, al posto di utilizzare tecniche di lotta che hanno una finalità più sportiva. Andrea Bisaschi: Cosa fa la differenza in un combattimento? Alessio Sakara: "In un'intervista al Trio Medusa, tempo fa dissi che dove non arriva la tecnica arriva la preparazione atletica e dove non arriva la preparazione atletica arriva la "borgata", la "tigna", la grinta. Facendo la sicurezza quando ero più giovane, nei locali vedevo giovani che durante una colluttazione solo con l'adrenalina, entravano in affanno. Questo significa che se non sei in grado di controllare la paura, vai subito in debito di ossigeno". Andrea Bisaschi: Ho saputo che anche tu, come me, fai interventi nelle scuole per contrastare il fenomeno del bullismo. Cosa ti ha spinto a farlo?  Alessio Sakara: "Ho iniziato nel 2012 perché come ti ho detto ad inizio intervista, non sopporto più la mancanza di rispetto. Bisognerebbe cominciare alle elementari ad educare i giovani al rispetto degli altri e le lezioni andrebbero fatte con i genitori presenti, i veri responsabili dell'educazione dei propri figli. Ciò che mi è parso evidente fin da subito è il fatto che i giovani di oggi non hanno più punti di riferimento e a volte, solo con una parola giusta, riesco ad entrare in sintonia con loro. Durante i miei interventi mi rivolgo ai bulli, alle vittime e alla maggioranza silenziosa, quella che guarda, filma con i telefonini e non interviene in difesa della vittime. Se non trovi gli attributi per reagire a continue prevaricazioni o non trovi qualcuno che ti aiuti a farlo, rischi di trovarti poi a quarant'anni a subire sul lavoro dal collega o dal capo, perché hai sempre abbassato la testa e non sei in grado di farti valere". Andrea Bisaschi: Perché hai iniziato a fare sport da combattimento? Alessio Sakara: "Ho provato da giovane con il calcio ma, dopo il provino con la Lazio, ho capito che questo non era il mio sport, ho visto delle ingiustizie che non mi sono piaciute e ho deciso di cimentarmi in uno sport individuale nel quale i risultati dipendessero solo dalle mie capacità e non da fattori esterni. Proprio vicino al Comunale posto in cui giocavo a pallone, c'era una palestra di Boxe gestita da un vecchietto, uguale a Mickey l'allenatore di Rocky Balboa, che aveva uno sguardo che valeva più di mille parole. Nessuno osava mancargli di rispetto. In più avevo molta rabbia repressa dovuta al fatto che mio padre avesse abbandonato la famiglia e, il pugilato, mi permetteva di scaricare questa forte emozione, in modo positivo e regolamentato. Da lì iniziai l'agonismo prima come dilettante e poi come professionista. Poi all'età di 18 anni andai a fare la mia prima esperienza in Brasile per imparare il brazilian jiu jitsu e quando tornavo a Roma, lavoravo intensamente come buttafuori per guadagnare i soldi per potere tornare ad allenarmi là. All'età di 24 anni firmai per l'UFC (Ultimate Fighting Championship) il più importante circuito internazionale di MMA". Andrea Bisaschi: Se un giovane, in Italia, volesse iniziare ad allenarsi nelle MMA da quale disciplina dovrebbe iniziare secondo te? Alessio Sakara: " Senza ombra di dubbio dalla Lotta Olimpica, quindi greco-romana e stile libero. Io quando ho capito l'importanza della lotta, facevo un'ora di mezzi per andarmi ad allenare nella palestra di lotta libera dove si allenavano i Vigili del Fuoco. Io mi sono allenato in tutti gli sport da combattimento ma nessuno è duro come la lotta olimpica. Questa disciplina ti dà una mentalità da vincente perché è uno sport talmente duro che ti condiziona ad andare avanti anche quando sei stanco morto. Infatti non ti insegnano mai ad andare indietro perché altrimenti perdi il punto e se prendi passività perché non sei attivo, vai a terra nella posizione di greca. Non sono io che sostengo questo, lo dicono i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, tranne di quelli che non vogliono vedere. I primi dieci di ogni categoria di peso sia di Bellator sia dell'UFC vengono dalla lotta olimpica. In Italia purtroppo non c'è umiltà nell'imparare dai migliori e da chi sa fare meglio. A tal proposito mi viene in mente una frase bellissima del grande Walter Chiari che diceva, gli americani quando non sanno una cosa pagano chi la sa per acquisirla, i russi mandano una spia, l'italiano quando non sa una cosa te la insegna".

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