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Parliamo inglese e non sappiamo leggere l'italiano

Mattias Mainiero siponde a Omar Valentini

Mattias Mainiero
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  Gentilissimo Mainiero, il semianalfabetismo di molti laureati è una triste realtà e rischia di arricchire il nostro vocabolario di termini rubati ad altri e che testimoniano la scarsa padronanza della lingua. Anche i giornalisti eccellono nel rottamare l'italiano a favore di un inglese brutalizzato: briefing, brainstorming, target, trend. Perché questo senso di inferiorità e questa sudditanza verso la lingua di Sua Maestà la Regina? Adesso va di moda il termine “stakeholder”. Ci si compiace di usare l'espressione “gli stakeholder(s) della sanità” per significare “gli operatori e gli utenti del servizio sanitario”. Ma non ci faremmo capire meglio se ci esprimessimo in italiano? Omar Valentini Salò (Brescia) Certo, potremmo esprimerci in italiano, dire tendenza e non trend, partecipanti (o attori, protagonisti, in alcuni casi azionisti o fornitori o dipendenti, utenti, operatori) e non stakeholder. Ma non lo facciamo. E non perché siamo esterofili, o non solo per questo. Perché, come fa notare lei, siamo ignoranti. E anche presuntuosi. E da buoni ignoranti presuntuosi raccattiamo vocaboli in giro e ce ne riempiamo la bocca per dare l'impressione di essere colti e preparati. Operazione mimetica, che però non nasconde la realtà. Tutto è scritto, caro mio. Tutto indagato, accertato e messo nero su bianco. Secondo Tullio De Mauro, il 71 per cento degli italiani legge e non capisce ciò che legge, anche se il testo è solo di media difficoltà. Dobbiamo presumere che lo stesso 71 per cento scriva e non sappia di preciso cosa scrive: vorrebbe scrivere una cosa, ne scrive un'altra, la legge e crede di aver scritto ciò che non ha scritto. E magari, visto che i suoi compatrioti hanno difficoltà a leggere, riscuote pure successo. Terrificante. Il 5 per cento ha invece preferito eliminare ogni ambiguità linguistica: non sa né scrivere né leggere. Analfabeti. Quando devono mettere una firma o leggere un testo, improvvisamente si ricordano di aver dimenticato le lenti a casa. O di avere un crampo alla mano. Però, dicono trend, magari con la t finale e non la d. Siamo asini. I dotti direbbero: nome comune: asino, nome scientifico: equus asinus. La famiglia è quella degli equidi. In inglese, donkey. In italiano potremmo tradurre: capre. E, come dice un vecchio motto, quando un asino non vuole bere è inutile fischiargli. Chissà, forse potremmo provare con la sprite. [email protected] Il calcio imiti il tennis Caro Mainiero, ma è tanto complicato usare nel calcio sistemi tecnologici innovativi che neglialtri sport vengono usati con successo ma soprattutto permettono di risolvere  alcuni casi dubbi? Quello che si deve fare nel calcio è l'utilizzo della moviola solo per i casi di una certa importanza. Se ci sono riusciti nel tennis, dove si discute di millimetri e dove i tennisti hanno un limitato numero di interventi della moviola (detta falco) è così difficile applicarla anche nel calcio?Onofrio Sandro Aloi e.mail I Comuni aiutino i cittadini Se non paghi la Tarsu il tuo Comune invece di venire incontro a chi è in difficoltà passerà il tuo nome al fisco che procederà con una serie di indagini. L'operazione mi sembra abbia un certo retrogusto di sciacallaggio. Molte famiglie non arrivano a fine mese e hanno quindi seri problemi non solo a mettere assieme pranzo e cena ma anche a pagare una tassa che è tra le più odiate, non perché i rifiuti debbano essere lasciati per strada come a Napoli ma per l'errato automatismo del calcolo dell'importo correlato ai metri quadri. Quando non si arriva addirittura al paradosso dove a fronte di un maggiore impegno richiesto al cittadino per differenziare i rifiuti si ottiene come premio l'aumento della somma da pagare. Poco fa Monti annunciava fiero che gli italiani avevano accettato i pesanti sacrifici richiesti. Dal popolo della Valsusa ai no istituzionali del Veneto i segnali ci sono tutti e sono segnali che vanno in direzione diametralmente opposta.Elvio Letta e.mail   La riforma indispensabile Gentile Mainiero, sul governo Monti si è detto tutto e di più tanto da essere spinti a qualche riflessione azzardata. Considerato che sta attuando riforme epocali nella struttura costituzionale, sociale e del lavoro con il consenso di quasi tutte le forze politiche,  tanto evocate oggi (le riforme) dai vari Casini, Bersani, Fini (ma mai enunciate) e dopo averci salvati dal baratro economico finanziario nel quale stavamo precipitando, perchè non provare qualche via alternativa a quanto ci eravamo pigramente abituati da più di mezzo secolo? A mio parere, ad esempio, si potrebbe istituzionalizzare questo gruppo di saggi in una sorta di "Gran Consiglio dei quindici", la composizione numerica  pressappoco dell'attuale governo, i cui membri potrebbero essere nominati dalla mente illuminata di re Giorgio, con durata discrezionale stabilita da lui medesimo. Lo stesso re Giorgio, poi, sempre in maniera illuminata potrebbe designare il suo illuminato successore. Ma non chiamiamolo re perchè la carica non sarebbe ereditaria. A questo punto, chiuso il cerchio, potremmo mandare a casa tutto il parlamento con annessi e connessi, evitare così tanti sprechi elettorali e liberarci dalla bile per le continue guerre politiche. Con un risparmio economico megagalattico. Lei cosa ne pensa di un simile progetto?Sergio Rossetti e.mail Penso che l'ironia sia una bella cosa. Se nessuno la prende sul serio.  

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