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Il blitz: ultima moda italiana

Mattias Mainiero risponde a Ferdinando Pirovano

Mattias Mainiero
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  Scusi, ma la Finanza, l'Agenzia delle Entrate e i tg hanno scoperto l'acqua calda con i servizi sull'evasione fiscale? Bisognava aspettare Monti per trovare gli evasori? Ai posteri, buona giornata. Ferdinando Pirovano e.mail In attesa dei posteri, deve accontentarsi di un contemporaneo. Se fa lo stesso, procedo. La risposta: per trovare gli evasori non bisognava aspettare Monti. Ovviamente. Tant'è vero che nessuno ha aspettato Monti. Martedì scorso Attilio Befera ha parlato in Commissione Finanze della Camera. Befera è il direttore dell'Agenzie delle Entrate, uno che le cose le sa in prima persona, non per sentito dire o perché le ha lette sui giornali. Ha detto che nel 2011, quando Monti era ancora e soltanto un professore universitario, sono stati effettuati due milioni di controlli. Due milioni, mica tre o quattro. Più di undicimila di questi controlli si sono basati su indagini finanziarie. Globalmente, l'Agenzia ha incassato dalla lotta all'evasione 11,5 miliardi di euro. L'anno scorso, però, le cose andavano così: in redazione arrivava il comunicato dell'Agenzia o della Guardia di Finanza. Di solito, poche righe: blitz a Milano o Padova o Napoli. Effettuati tot controlli. Recuperati tot miliardi. Se nel comunicato c'era un nome noto, un vip, un cantante famoso, un atleta, ecco pagine e paginoni, interviste, retroscena, indignazione. In caso contrario (cioè nella quasi totalità dei casi), il comunicato finiva nel cestino della carta straccia. Era routine, niente che meritasse particolare attenzione. Oggi no. Finita nel cestino l'Italia intera, i giornalisti (non l'Agenzia delle Entrate) hanno scoperto che agli italiani piace evadere. Ma siccome di mestiere chissà cosa fanno, non lo scrivono chiaro e tondo. Scrivono, e soprattutto suggeriscono, che gli evasori sono una piaga sociale e che Berlusconi non lottava l'evasione. Monti no, lui è bravo. E Befera è una specie di Superman. Automaticamente, il blitz di Milano, o quello di Roma, finisce in prima pagina, perché Monti è sempre bravo, Berlusconi è sempre una frana e Befera è sempre un Superman. Dobbiamo farcene una ragione: un po' per motivi di sopravvivenza nazionale e un po' per motivi politici (leggasi: antiberlusconismo), oggi va di moda la lotta all'evasione. E noi ci becchiamo blitz in tutte le salse. Rispondo di nuovo alla sua domanda: sì, i giornali hanno scoperto l'acqua calda. E non è neppure la prima volta. [email protected] Chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato, il posto fisso è monotono e noioso e magari per non cadere nel banale uno dei ministri se ne uscirà con la più classica delle affermazioni: non c'è più la mezza stagione. Affermazione del tutto in regola con la politica del capo che ripete in continuazione che oggi è una bella giornata. L'articolo 21 garantisce a chiunque la facoltà di esprimere le proprie opinioni. Senza mettere in discussione questo sacrosanto diritto, mi limito a far notare come a fronte di stipendi di tutto rispetto che questi soggetti percepiscono, quello che danno in cambio sono frasi del genere. Non lamentiamoci della vacuità dei discorsi di Celentano se tra chi dovrebbe avere in mano il Paese c'è gente capace di fare ben di peggio.Dorina Vanti e.mail Caro Mainiero, mia opinione è che chi paga le tasse non lo fa per onestà, ma perchè costretto dalla busta paga che certifica il suo reddito con relative ritenute. Smettano gli italiani di azzuffarsi tra presunti onesti ed evasori disonesti, perchè in questo modo fanno il gioco dello Stato persecutore e malversatore, che si atteggia a vittima sacrificale assegna il denaro estorto alla politica della corruzione e delle ruberie o, peggio, alla costituzione di enti inutili e parassitari come le Regioni. Tutti uniti pretendano da questo Stato usuraio, vessatore e dissipatore una riforma del fisco, dove le attuali aliquote da rapina si trasformino in aliquote eque, rispettose degli irrinunciabili principi della reale capacità contributiva dei redditi e della equa progressività dell'imposizione, dettati dall'art.53 della Costituzione.Giovanni Bertei La Spezia Gentile Dottor Mainiero, l'Italia sembra oggi contare su uno sviluppo demografico che poggia tutto sull'immigrazione e che però non è privo di gravi effetti collaterali. Per gli italiani “storicamente tali” non è da sottovalutare il rischio (in alcuni casi già realtà) di ritrovarsi entro breve in una “riserva indiana”, ovvero emarginati e stranieri nel proprio stesso contesto abitativo. In Italia la popolazione autoctona è votata all'estinzione. Ritengo sia necessaria e urgente una politica demografica nazionale (che si ispiri a quella del Wwf nei confronti dei panda) finalizzata a invertire l'attuale tendenza, che è quella di un dimezzamento della popolazione italiana ad ogni generazione. Una ripresa della natalità che si attesti su livelli fisiologici darebbe inoltre un formidabile slancio all'economia, come già avvenne negli anni Sessanta, caratterizzati da uno storico “boom” demografico. Non vedo però da noi alcuna traccia di una politica di questo tipo, che dovrebbe comportare interventi a 360 gradi (servirebbe anche un nuovo apposito ministero) per garantire maggiori prospettive e capacità progettuali ai nostri giovani e tutelare in vario modo lo sviluppo familiare.Omar Valentini Salò (Brescia) Non voglio entrare nel merito delle proposte di auspicare lavoro e crescita per i giovani, né pensare che non si possa lasciare il debito pubblico alle prossime generazioni. È inevitabile che questo accada e tutti i timori in merito alla sempre più bassa prolificità delle donne italiane non sono altro che un segno che dimostra che l'unica via d'uscita è quella di un aumento della popolazione per trovare sempre nuovi debitori. I giovani si mettano il cuore in pace, a meno di ribaltamenti particolari il debito lo dovranno pagare. Non si sa con quali soldi né con quale lavoro viste le cifre sulla disoccupazione. Questa gerontocrazia oltre a levarsi dai piedi prima possibile dovrebbe smetterla di dispensare rimedi per il risanamento, nessuno dei quali ha finora funzionato. Meglio una buona dose di umiltà: avete mai pensato di chiedere semplicemente perdono a chi dovrà pagare il prezzo degli errori compiuti dalla vostra generazione?Gaspare Lenzi e.mail  

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