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Monti: "Sono ancora indeciso sul mio futuro"

Monti Napoleone: visto da Benny

Andrea Tempestini
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Se non è un'autocandidatura ci assomiglia molto. Il terrore vien dagli Stati Uniti, impresso nero su bianco sulle colonne del prestigioso Washington Post, da un'intervista concessa dal premier Mario Monti. Queste le sue parole: "Non ho ancora riflettuto del tutto su questo argomento", risponde a precisa domanda sul suo futuro, o meglio sulla possibilità che gli venga chiesto da una coalizione di partiti, dopo le prossime elezioni, di rimanere alla guida del governo. "Sono talmente impegnato a governare il Paese in questi difficili mesi - prosegue - da non aver potuto riflettere su una tale ipotesi e su quale risposta dare a una richiesta del genere. Il futuro politico sul quale sono concentrato finisce nella primavera del prossimo anno con le elezioni". E se ancora l'autocandidatura non fosse chiara, Monti rincara la dose spiegando che "per completare il programma di riforme avviato dal governo tecnico ci vorranno anni". Ha bisogno di tempo, insomma, e questo tempo, se affidato a un governo tradizionale, potrebbe essere sprecato: "E' doloroso per il governo chiedere sacrifici agli italiani ed è doloroso per i cittadini accettarli. Forse - ha aggiunto Monti - se fossimo un normale governo politico sarebbe ancora più difficile". Meglio proseguire con i tecnici - o con lui -, questo il sottointeso delle dichiarazioni del Professore. E ancora: "E' importante per me in quanto primo ministro e per i miei ministri distanziarci da qualsiasi speculazione sul futuro, finchè ricopriamo questi incarichi... la gente capirà   che questi sacrifici sono necessari e avrà la speranza che questo consentirà all'Italia di mettersi su un cammino nuovo, più solido e produttivo". L'indecisione di Monti - In un'Italia dove da più parti si levano le voci in favore di un Monti-bis (lo chiedono Confindustria, le banche, Giorgio Napolitano e ampie fette del Parlamento, "fomentate" e spinte da Bruxelles e autorità europee), le parole del premier suonano, sinistre, come la prima ammissione: Monti è disponibile. Se dopo le elezioni un'ipotitca grossa coalizione volesse affidargli - ancora - le chiavi dell'Italia lui potrebbe anche non rifiutare. Una discreta piroetta, quella del Professore, che nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, ha perso la voce per ribadire in più sedi che no, lui il Presidente del Consiglio non lo avrebbe mai più fatto (per inciso, nel giorno dell'insediamento, lo scorso novembre assicurò che il suo "regno" sarebbe durato un solo mandato). Le pressioni delle autorità europee, insomma, avrebbero cominciato a fare il loro effetto (anche se - e Libero lo sostiene da tempo - il fatto che Monti potrebbe condannarci a un suo bis è il segreto di Pulcinella). E molti, anche nel Parlamento italiano, vedono di buon occhio un nuovo mandato: da Casini (vero pasdaran del Montismo) all'eventuale Pd targato Renzi, passando per Rutelli e Fini (per quanto possano influire), fino ad arrivare ad alcuni pezzi del Pdl (il partito è spaccato sul tema). Per Silvio Berlusconi, che non a caso in questi giorni ha scelto la tattica del silenzio, un nuovo governo del professore sarebbe un buon viatico per ottenere potere nella prossima legislatura, dove secondo i sondaggi il Pdl potrebbe essere partito di minoranza od opposizone. Obama e titoli di Stato - Nel corso dell'intervista al Washington Post, Monti rivela di non aver avuto esitazioni davanti alla richiesta di diventare premier: "Mi fu chiesto di subentrare per circa 13 mesi, la cosa avrebbe implicato azioni immediate, forti, urgenti e dure per evitare l'esplosione finanziaria del'Italia e con essa l'esplosione dell'eurozona. Fin dal primo giorno gli Stati Uniti e il presidente Obama sono stati insolitamente interessati al nostro lavoro e e di grande sostegno". Sul futuro economico dell'Italia, e in particolare sulla possibilità che la Bce acquisti i nostri titoli di Stato, Monti spiega: "Per il momento non ne vediamo la necessità. Il mero fatto che questo strumento sia stato predisposto - ha ribadito - ha avuto l'effetto di ridurre significativamente lo spread tra i titoli italiani e spagnoli e quelli tedeschi".

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