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Sicilia, Lombardo si è dimesso. Ma prima nomina un assessore

L'ex presidente della Regione Siciliana

Il governatore: "Lascio ogni carica politica". Si fa da parte, ma prima "incorona" due assessori e fa saltare il piano anti-sprechi

Andrea Tempestini
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Lascia. Come annunciato, Raffele Lombardo si è dimesso dalla presidenza della Regione Siciliana. L'ormai ex governatore ha riunito la giunta a Palazzo d'Orleans, e come ultimi atti del suo "regno" ha snocciolato un paio di nomine e fatto saltare parte del piano dei tagli alla Regione (ve ne diamo conto nel resto dell'articolo). Gli "incoronati" da Lombardo sono ben due. Il primo è Nicola Vernuccio, nuovo assessore regionale  alle Autonomia Regionale; il secondo, nominato giusto una manciata di minuti prima del passo indietro, è Claudio Torrisi, che ricoprirà la carica di assessore all'Energia e Rifiuti. E il governatore Lombardo scherza pure: "Stasera per festeggiare offrirò la prima cena in quattro anni ai miei assessori. E ci saranno anche i due nuovi...", ha detto incontrando la stampa. "Contro di me un attacco mediatico-giudiziario" - "Lascio tutte le cariche politiche senza rimpianti. Abbiamo fatto tanto, molte riforme. Lascio all'apice, perché la presidenza della Regione siciliana è l'apice di una carriera. Lascio con serenità. E vi auguro a tutti voi di poter eocntinuare a serviree almeglio la Sicilia". Così Lombardo, che ha aggiunto di aver fatto "il mio dovere fino in fondo" e che le dimissioni sono "una scelta lucida e ragionata". L'ex governatore dell'isola a rischio bancaratta - che ha querelato Libero chiedendo 1 miliardo di euro perché abbiamo denunciato gli sprechi siciliani - ha replicato ancora alle accuse di malgoverno: "C'è stata una tattica politico-mediatica disonesta e criminale che ha infangato la Regione a livello internazionale", ha tuonato nel corso del suo intervento all'Ars facendo riferimento al rischio-default che corre la Sicilia. Quindi ha proseguito nella sua auto difesa: "Mai come in questi trascorsi quattro anni sono stati intaccati gli interessi illeciti e criminali di questa regione. Rivendico questo del mio governo". E ancora: "Al presidente della Regione non è stato consentito di essere interrogato. Ho parlato in aula, con la stampa. Per ben tre volte la procura ha chiesto l'archiviazione, un processo è stato interrotto alla vigilia della sua conclusione e non è stato richiesto un rinvio a giudizio. Questi sono dati". Infine l'appello: "Il prossimo 28 e 29 ottobre si elegga un presidente della regione liebro e senza vincoli". Niente taglii - Mentre Lombardo si recava all'Ars per formalizzare le sue dimissioni, in parallelo, in aula montava la protesta di diversi parlamentari, contrari alla decisione della conferenza di capigruppo che ha stabilito di votare un assestamento di bilancio tecnico per coprire il disavanzo di 2,38 milioni di euro, stralciando le norme di spesa che riguardavano i contratti di 6mila precari Asu, il trasporto pubblico locale, i collegamenti marittimi e i dissalatori. Una doppia beffa: Lombardo lascia, ma fa saltare parte del piano dei tagli e fa nuove nomine. Il deputato Vincenzo Vinciullo (Pdl) ha chiesto alla Presidenza dell'Ars di riconvocare la capigruppo per rivedere la decisione, rinviando le comunicazioni di Lombardo sulle dimissioni. Contro lo stop alle norme di spesa (circa 43 milioni) si sono espressi Pino Apprendi (Pd), Marco Falcone (Pdl), Toni Scilla (Gs), Carmelo Incardona (Gs), Marianna Caronia (Pid), Toto Cordaro (Pid). La giustificazione - Antonello Cracolici, capogruppo del Pd, ha giustificato la scelta della capigruppo con l'urgenza di approvare l'assestamento secco per coprire il dsavanzo emerso col rendiconto 2011, in modo da poter sbloccare il mutuo autoriozzato dal bilancio di previsione. "Bisogna ricordare che la lesgilatura finisce oggi - ha sottolineato Cracolici - ma realisticamente il prossimo governo e il prossimo parlamento, a novembre, saranno nelle condizioni di intervenire: sono stati messi da parte 13 milioni a questo proposito, abbiamo agito con responsabilità". Da par suo, il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, ha invitato i parlamentari "ad abbassare i toni. Tutti siamo bravi a dire che vogliamo risolvere i problemi, ma dobbiamo fare i conti con la realtà e non è giusto scaricare su qualcuno la scelta di non avere voluto adottare provvedimenti a favore di questa o quella categoria".

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