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"Torna il Cav? Evviva Silvio"Ma nel Pdl c'è chi rosica

Andrea Tempestini
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  Silvio Berlusconi "sarà il candidato premier del Pdl alle politiche del 2013". Ad annunciarlo è stato il capogruppo azzurro alla Camera Fabrizio Cicchitto, dopo ore, giorni di chiacchiericcio, indiscrezioni, mezze smentite, conferme sussurrate. Le parole di Cicchitto, ora, eliminano ogni dubbio e lanciano la volata elettorale. Non quella delle primarie del Pdl, visto che come spiega lo stesso deputato "il problema non si pone". Niente primarie, e forse nemmeno ticket con Angelino Alfano: "Non si pongono problemi di ticket, ma di agire sulla riforma elettorale che riteniamo una decisione importante per fare una campagna elettorale tranquilla, basata sull'alternanza tra noi e il Pd".  I malumori - Ufficilamente sono tutti entusiasti (o quasi). L'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan esplode in un "il ritorno di Berlusconi è meglio di un orgasmo", e anche chi paga il dazio più pesante, il segretario Angelino Alfano, non mostra il minimo rimpianto e, anzi, spiega di essere disposto anche a rinunciare al ruolo di vicepremier e di essere pronto a sostenere con ogni sforzo la nuova corsa elettorale del Cavaliere. Peccato che però, nel Pdl, cominci già a crescere la fronda di quelli che storcono il naso per il colpo di scena. "Ancora lui?", si interrogano in molti. La situazione è fluida, in divenire, e non è escluso che sulla decisione di rimettersi in gioco ci sia stata una forte accelerata di Berlusconi nelle ultime ore. Nella mattinata di oggi, giovedì 12 luglio, Alfano è stato avvistato parlare fitto fitto con Renato Schifani e poi, a Palazzo Giustiniani, con il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, Gaetano Quaglieriello.   Cicchitto: "Serve rinnovamento" - Lo stesso Cicchitto aveva spiegato: "Se, come è probabile, per il centrodestra e il Pdl scende nuovamente in campo Berlusconi, d'intesa con Alfano, a maggior ragione è importante che egli sia affiancato e sostenuto da un partito rinnovato, presente sul territorio, democratico nella sua gestione interna". Cicchitto lasciava intendere che un restyling è comunque necessario, e pur premettendo che gli azzurri sono coesi nel salutare positivamente il ritorno di Berlusconi, fa capire di avere le idee chiarissime su ciò che deve cambiare (molto). Secondo Cicchitto è necessario un partito "che, sia per ragioni di autofinanziamento sia per avere direzioni locali largamente condivise, sia fondato anche sul tesseramento,sui congressi, su eventuali primarie per le cariche elettive". Le primarie? - E proprio il nodo delle primarie - prima annunciate, poi indebolite e oggi praticamente spazzate via del ritorno di Berlusconi - è uno di quelli più spinosi. Tra gli azzurri molti storcono il naso per il fatto che le consultazioni non verranno mai fatte. O meglio, potrebbero anche tenersi ma soltanto per scegliere l'altra metà del "ticket", ossia il nome da affiancare al Cav nel tandem governativo: col passo a lato di Alfano, si scommette su una donna (chi vorreste? Vota il sondaggio di liberoquotidiano.it). Ma anche gli ex An vorrebbero proporre uno sfidante, anzi delle primarie tout-court in cui sfidare Berlusconi (e perdere). Paura di scomparire - Il punto è che gli ex An, come molti dei colonnelli e deputati del partito, pubblicamente esultano per il ritorno di Silvio ma intimamente hanno una fifa blu: quella di scomparire. Berlusconi, come aveva lasciato intendere nei giorni in cui si vociferava di liste civiche, potrebbe propendere per un azzeramento, o quasi, dei vertici del partito: tutti a casa per far spazio a volti nuovi (come quello di Grom, l'imprenditore del gelato, per pescarne uno dal mazzo). Non a caso due pezzi da novanta degli Azzurri, Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, non hanno ancora rilasciato un commento pubblico dopo l'annuncio sul ritorno di Berlusconi. La tensione è altissima. Stracquadanio senza peli sulla lingua - Uno dei pochi che fino ad ora ha avuto il coraggio di palesare tutti i suoi dubbi sulla nuova avventura politica di Berlusconi è Giorgio Straqcquadanio. Intervistato da Repubblica spiega: "Immagino che nel Pdl, al di là delle lodi di circostanza, in molti non abbiano stappato lo spumante leggendo del ritorno del Cavaliere. Bisogna capire come si presenta, e soprattutto, per dire cosa. Nessuno pensa più che Berlusconi, in quanto tale, prenda voti”. Secondo Stracquadanio sono due le strade percorribili: "Cercare di raggiungere un venti per cento, per poi essere determinante nella costituzione di un governo come quello di Monti dopo le elezioni”, con Pdl e Udc, oppure “trovare una chiave 'rivoluzionaria' per provare a vincere, scavalcando anche Grillo”. Lapidaria la conclusione: "Allo stato, non si capisce cosa abbia in mente Berlusconi".  

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