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Il Pd manda in cella il tesoriere furbetto. Lusi agli arresti

Decisivo il Pdl che esce dall'aula e scopre il bluff della sinistra

Andrea Tempestini
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Il Pd manda in galera Luigi Lusi. Il tesoriere della Margherita era accusato di appropriazione indebita e riciclaggio in merito alla gestione dei fondi elettorali del partito che fondò Francesco Rutelli, che non ha partecipato alla votazione in quanto parte lesa. Decisivi il voto palese e la decisione del Pdl di uscire dall'aula e lasciare che la sinistra si occupasse del proprio caso. 155 i voti favorevoli, 13 i contrari e 1 astenuto. Lusi si è presentato spontaneamente nel carcere romano di Rebibbia e già giovedì 21 giugno dovrà affrontare l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Simonetta D'Alessandro, che il 3 maggio aveva firmato l'ordinanza di custodia cautelare contestando il reato di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita di oltre 23 milioni di euro spariti dalle casse della Margherita. Ma l'ex tesoriere già minaccia e dice che "molte cose non le ho ancora dette ai pm. Ci sono una marea di approfondimenti che, se loro vogliono, sono disposto a fare". Reazioni - "Questo voto è il segno dei tempi", sono state le prime parole di Lusi dopo la conclusione del voto al Senato che ne ha autorizzato l'arresto. "Sono un cittadino normale, anzi ora più normale di altri - ha aggiunto -. Può succedere, ma quanti sono nelle mie stesse condizioni che vengono rinchiusi in carcere e poi rilasciati? Ora devo pagare un prezzo, ma continuo ad avere fiducia nella magistratura. Ci rivedremo a Natale". Poi, a chi gli chiedeva se avesse intenzione di rinunciare al suo ruolo politico, risponde: "Non mi dimetterò da senatore, voglio combattere da senatore: andremo in dibattimento. Non mi sento un capro espiatorio, ma sto vivendo un incubo e chiedo rispetto come persona. Questo voto deve essere un insegnamento per tutti". A favore di Lusi (e contro l'arresto) si sono schierati 13 senatori: Diana De Feo, Sergio De Gregorio, Marcello Dell'Utri, Piero Longo, Marcello Pera e Guido Possa (tutti del Pdl); Valerio Carrara, Mario Ferrara, Salvo Fleres, Elio Massimo Palmizio e Riccardo Villari (di Coesione nazionale); Antonio Del Pennino e Alberto Tedesco (del gruppo Misto). La giornata al Senato - In aula al Senato le operazioni di voto sul suo arresto sono durate tutto il pomeriggio. Nei giorni scorsi, Lusi aveva spiegato: "Su questo voto prevarranno ragioni politiche su quelle giuridiche. Ogni tipo di risultato è possibile. Penso che la prevalenza dei favorevoli all'arresto, pubblicamente, sia un dato confermato. Se ci sarà un voto segreto posso attendermi un voto di coscienza, se ci sarà voto palese...". Come a dire: "Il voto segreto mi salverà". E tutto ruota attorno alla consultazione: sarà palese o segreta? Il giallo è stato sciolto solo all'ultimo momento: non è stata presentata nessuna lista di 20 senatori, necessaria per ottenere una consultazione secretata. Il Pdl ha deciso di non prendere parte al voto perché "non vogliamo dare alcuni tipo di sponda alla sinistra". Il gruppo degli azzurri di Palazzo Madama aveva anche deciso di non appoggiare un eventuale richiesta di voto segreto. Il partito di via dell'Umiltà ha poi assicurato che non avrebbe fatto mancare il numero legale. E tutto è andato come effettivamente era stato detto. La difesa di Lusi - Prima del verdetto, nel suo intervento in aula, Luigi Lusi aveva spiegato che "al momento del voto, palese o segreto che sia, io non parteciperò". Secondo il senatore, il carcere sarebbe una "forzatura dall'inutile carattere vessatorio". Lusi è poi tornato ad attaccare i vertici della Margherita ribadendo che la gestione dei soldi avveniva "per comune assenso, in base ad un patto fiduciario, oggi negato. I milioni di euro - ha aggiunto retoricamente - potevo gestirli io da solo? Non solo non è credibile, ma neanche materialmente realizzabile". E, ancora, denuncia: "I massimi vertici della Margherita non hanno voluto accettare quanto io volevo restituire. Resta singolare - ha proseguito - che io venga accusato di reticenza se non parlo, o di calunnia se parlo. Qualcuno potrebbe pensare che mi si voglia chiudere la bocca". Infine Lusi ha spiegato di essere un "caprio espiatorio per appagare l'antipolitica". Su Rutelli ha aggiunto: "Ho saputo di un traffico telefonico senza precedenti da parte sua per convincere a ritirare le firme per il voto segreto". Il Pdl: "Se la vedessero loro" - Per quel che riguarda la posizione degli azzurri, l'ipotesi di non prendere parte al voto sul caso Lusi aveva cominciato a prendere piede dopo la riunione del partito. "E' un problema del Pd, se la vedessero loro", sarebbe stato sottolineato in alcuni degli interventi che si sono seguiti nella sala Koch di Palazzo Madama, dove era stata convocata la riunione degli Azzurri per decidere l'orientamento sulla richiesta d'arresto avanzata dalla magistratura. L'idea di non partecipare al voto, ha poi spiegato ai giornalisti il senatore Lucio Malan, è stata indicata in alcuni interventi che l'hanno collegata all'ipotesi che la riunione del gruppo Pdl si concludesse con la decisione di procedere alla richiesta di voto segreto. "Io sono per il voto palese", ha detto ancora Malan, e sulla riunione ancora in corso ha aggiunto: "Spero che si voti e che ci si uniformi poi alla decisione presa". Ma, dopo la conferma di Gasparri che il gruppo non avrebbe votato, i senatori del Pdl Piero Longo, che è anche uno dei legali di Berlusconi, e Marcello Pera hanno annunciato in aula di aver deciso di partecipare al voto in dissenso dal proprio gruppo. "Perchè oggi noi dobbiamo anticipare un giudizio che è anche di merito? - ha chiesto Pera - perchè non aspettiamo che la magistratura concluda le sua indagini?". Scontro tra gli azzurri - Tra gli azzurri, partito garantista per eccellenza, le posizioni sono divergenti. Lo spettro delle opinioni spazia tra due poli: quello di Marcello Dell'Utri e quello di Guido Crosetto. Il primo ha spiegato: "Io sono contro l'arresto, in ogni caso, se non c'è un delitto in flagrante, e sono per il voto palese. Perché nascondersi?", ha spiegato con franchezza prima che iniziasse la riunione del Pdl. "So soltanto - ha aggiunto - che hanno chiesto il mio arresto, anni fa alla Camera, con un dibattito schifoso. Sono stato assolto in primo, secondo e terzo grado ma avrei dovuto farmi della galera per il bel gusto dei pm di Palermo". Crosetto, al contrario, ci va giù duro: "Il senatore Lusi ha ammesso di aver utilizzato soldi del suo partito a scopi personali. Sicuramente non l'ha fatto da solo. Questa vicenda ha buttato fango su tutta la politica, in modo generico, ma non ha colpito altri che, come lui, qualcosa sapevano e facevano. E' una vicenda scandalosa tutta di sinistra. Eppure cosa riusciamo a fare? A trasformarlo in un caso politico nel quale sembra che il Pdl stia facendo di tutto per cercare il voto segreto e facilitarne il salvataggio. Se qualcuno pensa che sia giusto salvarlo, pensiero legittimo e rispettabile come qualunque altra posizione, lo faccia con voto palese", ha concluso Crosetto. Tutti per il voto palese - A parole tutti gli altri partiti erano a favore del voto palese. Per primo l'Udc, che ha spiegato con il presidente dei senatori, Gianpiero D'Alia: "Il voto segreto è in contraddizione con la libertà di coscienza. I colleghi che vogliono esprimere un dissenso rispetto alla proposta della Giunta per le Immunità saranno più sereni se messi nella condizione di farlo alla luce del sole. Per questo ci uniamo all'appello rivolto al Pdl dalla presidente Finocchiaro". E Anna Finocchiaro, del Pd, aveva dichiarato: "Mentre la scelta tra voto segreto e voto palese appassiona il Pdl, noi intendiamo rivolgere un ulteriore appello ai senatori degli altri gruppi di non presentare nessuna richiesta di voto segreto. Che si voti con voto palese. L'occultamento del voto è l'occultamento della responsabilità". Anche i Radicali si sono schierati per il voto palese: "Mi pare davvero che non ci sia fumus persecutionis - ha spiegato Emma Bonino -, quindi voterò a favore della richiesta d'arresto".

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