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Il giallo di altri 50 milioni spariti dalla cassa

Luigi Lusi

Il tribunale del Riesame apre un altro fronte: non conosciamo la destinazione finale di quei soldi

Nicoletta Orlandi Posti
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  Una clamorosa leggerezza dei giudici del tribunale del riesame di Roma nel leggere il fascicolo processuale trasmesso dalla procura ieri ha per qualche ora aperto un incredibile nuovo buco da 50 milioni di euro nel caso dell'ex segretario amministrativo della Margherita, Luigi Lusi.  Il tribunale del riesame doveva decidere (e l'ha fatto confermando gli attuali arresti domiciliari) sul ricorso di Giovanna Petricone, moglie italo-canadese di Lusi. E per confermare il provvedimento adottato dal gip su richiesta della procura di Roma oltre a ribadire il pericolo di fuga in Canada, dove la Petricone ha la famiglia di origine e sicuramente i propri risparmi leciti o illeciti che siano, i magistrati del riesame hanno aggiunto un carico da novanta: «la somma oggetto di depredazione»- hanno scritto i magistrati- «non era di soli 12 milioni di euro, ma di circa 23, anche se mancano all'appello altri 50 milioni di euro di cui non si conosce la destinazione finale, posto che in quattro anni il patrimonio del partito è sceso da 88 milioni di euro a soli 15 milioni». Gli 88 milioni citati erano per 80 milioni rimborsi elettorali e per 8 milioni contributi privati e del tesseramento incassati nel periodo 2006-2011 dalla Margherita.  Il dispositivo del riesame ha provato perfino a spiegare psicologicamente il nuovo presunto clamoroso ammanco: «non risulta che Luigi Lusi», scrivono, «mirasse, inizialmente, al totale svuotamento delle casse del partito, la cui cifra complessiva era ingentissima, ben potendo aver mirato, inizialmente, a una predazione di minor entità, più facile da attuare senza essere scoperto e solo successivamente, una volta sperimentata la tenuta del sistema predatorio, potrebbe aver deciso di andare ancora avanti nell'attività delittuosa». Insomma, senza grande raffinatezza giuridica, i magistrati lasciavano intendere che l'appetito viene mangiando. Solo che sono scivolati su una buccia di banana. Secondo le indagini della procura quei 50 milioni non sono affatto scomparsi: sono quelli utilizzati per le spese correnti del partito. Per le campagne elettorali, visto che dal 2006 sia alle politiche che alle regionali ancora apparve il simbolo della Margherita. Per pagare la struttura del partito (manifesti, dipendenti, affitto, etc…) e dal 2009 al 2012 anche per pagare le spese solo di alcuni leader di quel partito, ovunque fossero finiti (nel Pd come nell'Api). Ecco, questo forse è ancora misterioso e oggetto solo iniziale di indagine da parte della procura. Ma è ben diverso dalla scomparsa di 50 milioni di euro. Su Lusi la procura ha ricostruito finora 13,5 milioni di versamenti finiti alla Ttt srl, società controllata dall'ex tesoriere con la moglie e circa 12 milioni di euro di assegni in bianco oltre a un altro milione e mezzo di prelievi in contanti. Sessanta milioni invece sarebbero stati spesi per attività politiche varie del partito.  La gaffe del riesame è stata cautamente fatta notare da tutte le parti in causa nel processo, e certo stupisce che un organo giudiziario così delicato (decide sulla libertà personale) possa essere incappato in un incidente così. Nel provvedimento comunque si citano particolari dell'inchiesta ancora non noti nel dettaglio. Come le spese pazze dell'ex tesoriere: pranzi e cene da 2 mila euro alla volta pagate almeno una volta al mese, talvolta ogni 15 giorni, fra cui due nei ristoranti “Mauro” e “La Rosetta”. In più una vacanza alle Bahamas dal 22 al 28 aprile 2011 pagata 80 mila euro con i soldi della Margherita e una notte al Ritz Carlton di Londra in suite da 2.600 euro il 29 marzo 2011. di Franco Bechis  

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