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L'ultima buffonata volevano tassare cani e gatti

La vignetta di Benny

In commissione un emendamento del Pd per far pagare i proprietari degli animali. Il sottosegretario Polillo: "Sono favorevole". Poi smentisce: "Una battuta"

Nicoletta Orlandi Posti
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  Caso di cane. E di gatto. Ma si sa: governo che abbaia non morde. Così l'ipotesi di tassare micio e fido dura lo spazio di una giornata. Nasce e muore nelle parole del sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo, che prima lascia intravedere la prospettiva dell'obolo a quattro zampe e, successo il casino, ritira tutto con un tweet, tanto per rimanere nell'universo faunistico.  Succede giovedì: alla Camera è riunita la Commissione Bilancio e sta esaminando, in sede consultiva, una proposta di legge sul randagismo che  dà la facoltà ai comuni di istituire «una tariffa comunale al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti». Seduta noiosa, nessuno se la fila. Salvo poi scoprire  che lo sbadiglio nascondeva la notizia. Testuale dal resoconto sommario stilato dagli uffici di Montecitorio: il rappresentante del governo in Commissione, cioè Polillo, «concorda con l'istituzione della nuova tassa sugli animali domestici», chiedendo tuttavia «una relazione tecnica  dell'amministrazione competente». La linea governativa passa. Scoppia il caso, chiuso ieri sera dal sottosegretario medesimo, via Twitter: «Tranquilli, nessuna tassa sugli animali domestici. Era solo una battuta nei confronti di un deputato che l'aveva proposta». Uno del Pd, secondo Maurizio Gasparri.   Tranquilli, un corno. Perché nel frattempo è scoppiata una cagnara. Centrodestra e centrosinistra, associazioni, amministratori, canari e gattare uniti contro l'esecutivo di Mario Monti. Il cane sarà anche il miglior amico dell'uomo, ma il tecnico non è il miglio amico del cane: «Una tassa di questo tipo», sui coinquilini pelosi, «finirebbe per favorire nuovi abbandoni: un vero e proprio boomerang», dice il presidente nazionale dell'Enpa Carla Rocchi. Codacons pensa agli anziani col guinzaglio, quelli che, spiega Carlo Renzi,  «hanno un animale domestico in casa e che già percepiscono una pensione da fame: dovranno aggiungere una nuova spesa impoverendosi sempre di più».   Il Popolo della libertà è un cane che si morde la coda. La proposta di legge in questione è roba loro, presentata a inizio legislatura dalle deputate Jole Santelli e Fiorella Ceccacci (anche se quest'ultima nega che, nel provvedimento sul randagismo, si parli di tassare il micio). Le animaliste azzurre sono scatenate. Alla testa della carica delle 101, Michela Vittoria Brambilla: «Che cosa sciagurata!», s'indigna, «possedere un animale è un diritto che deve essere garantito, anche per il ruolo sociale che svolgono cani e gatti: pensiamo alle persone sole». Gabriella Giammanco ribalta la questione: quali tasse, «chi possiede un cane o un gatto, al contrario, dovrebbe godere di maggiori sgravi fiscali oltre che per le spese veterinarie anche per quelle relative all'alimentazione e alla cura degli animali». Manuela Repetti parla di «idea insana», Massimo Corsano cita il ragionier Fantozzi: «È una boiata pazzesca!». Maurizio Gasparri è pronto a fare la guardia a Palazzo Madama: «Non so se questa proposta andrà avanti», minaccia il presidente dei senatori del Pdl, «ma certamente al Senato non passerà mai». E poi twitta indignato: «Una vergogna! Il Pd e il governo volevano tassare cani e gatti. Li ferma il Pdl».  Tutto ciò fino alle cinque del pomeriggio. Quando Polillo ferma la polemica politica: sorridete, siete su Scherzi a parte. Di Salvatore Dama  

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