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Pensioni, governo battuto in aulaIl Pdl avvisa il premier Monti

Il governo tecnico di Monti all'angolo: sotto su un emendamento sulla previdenza dei manager pubblici dopo le critiche al partito di Alfano

Andrea Tempestini
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Il governo tecnico di Mario Monti cammina in un campo minato. Le tensioni crescenti degli ultimi giorni (il premier ha attaccato il Pdl per l'abolizione dell'Ici, ottenendo risposte piccate dagli azzuri) sono sfociate in una prima, sonora e significativa frattura. L'esecutivo è stato battuto in aula al Senato sull'emendamento per le pensioni ai manager pubblici. Il Pdl e la Lega Nord, nuovamente compatti a pochi giorni dalle amministrative, hanno votato insieme all'Italia dei Valori, affossando il testo presentato dall'esecutivo dei professori. Nel dettaglio il governo è stato battuto sulle votazioni degli emendamenti al dl correttivo del decreto liberalizzazioni che verte principalmente sulle commissioni bancarie. L'emendamento delle opposizioni, che elimina dal testo le norme sulle pensioni dei manager pubblici in presenza del tetto sugli stipendi, aveva ricevuto il parere contrario dell'esecutivo e, sottoposto a votazione, è stato approvato con 124 voti favorevoli, 94 contrari e 12 astenuti. La nuova legge equiparava le pensioni dei più alti funzionari dello Stato a quella del primo presidente della Corte di Cassazione nonostante la riduzione già disposta per gli stipendi. Esulta il Carroccio - La Lega Nord vuole intestarsi il merito dell'iniziativa, che secondo quanto affermato dai promotori dell'emendamento avrebbe impedito nuovi pesanti costi a carico delle casse dello Stato. "Grazie alla Lega è stato affossato un decreto salva-vergogna", ha dichiarato il vicepresidente dei senatori del Carroccio, Roberto Mura. "Con il decreto salva-Italia - ha aggiunto il senatore leghista Sandro Mazzatorta - chi chiudeva la carriera nella Pubblica Amministrazione in un paio d'anni senza cambiare l'attuale incarico, perdeva sì la differenza tra il vecchio stipendio e quello nuovo ma i contributi versati anche dopo la norma del taglia-stipendi potevano, con questa norma scritta da una mano molto scaltra e piazzata in tempo giusto, essere tarati sui vecchi stipendi e non sul nuovo, cioè su quello ridotto". Commissioni bancarie - Nella medesima sessione il Senato ha approvato un emendamento al decreto sulle commissioni bancarie in cui viene stabilito che le famiglie che vanno in rosso sul conto corrente per 500 euro e per non più di sette giorni consecutivi non dovranno pagare alcuna comissione alla banca. Il decreto del governo ripristinava la "commissione di istruttoria veloce" introdotta dal decreto Salva Italia, per gli scoperti bancari, dopo che un emendamento di iniziativa parlamentare al decreto liberalizzazioni aveva invece escluso che i clienti dovessero pagare una commissione bancaria in caso si sforamento.    

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