"Addio Al Qaeda. Le paure sono altre". La gufata involontaria del profeta Gianni
Il commento su "La Stampa" pubblicato poche ore prima dell'assalto all'ambasciata di Bengasi...
Un grottesco scivolone. Un autogol che fa storia. Galeotto fu - più che il contenuto - il titolo. Esplicativo. Molto esplicativo: "Addio Al Qaeda. La nuova paura è la grande crisi", a introdurre l'articolo firmato su La Stampa da Gianni Riotta. Il commento, scritto nel giorno dell'undicesimo anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle e pubblicato sulla copia del quotidiano in edicola del 12 settembre, andava in stampa ignaro del fatto che solo poche ore dopo, a Bengasi, in Libia, la furia islamica si sarebbe scatenata proprio contro gli Stati Uniti. Un filmato considerato blasfemo su Maometto ha scatenato la rabbia del popolo "liberato" dalla Primavera Araba: assalto all'ambasciata a stelle e strisce, razzi sparati e quattro morti, tra i quali l'amasciatore Usa in Libia. Una tragedia. Che puntualmente è stata rivendicata da Al Quaeda. Suona così tristemente scentrato quel titolo, "Addio Al Qaeda. La nuova paura è la grande crisi", in testa al commento di Riotta (che, per onor della verità, nelle righe da lui scritte sottolineava come la minaccia del terrorismo "non è dimenticata" e che "il terrorismo non è finito e gli americani lo sanno"). Ma sia Riotta, sia gli americani e soprattutto La Stampa non si immaginavano che la minaccia e la scia di morte del terrorismo fosse così vicina.