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"Addio Al Qaeda. Le paure sono altre". La gufata involontaria del profeta Gianni

Gianni Riotta

Il commento su "La Stampa" pubblicato poche ore prima dell'assalto all'ambasciata di Bengasi...

Andrea Tempestini
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Un grottesco scivolone. Un autogol che fa storia. Galeotto fu - più che il contenuto - il titolo. Esplicativo. Molto esplicativo: "Addio Al Qaeda. La nuova paura è la grande crisi", a introdurre l'articolo firmato su La Stampa da Gianni Riotta. Il commento, scritto nel giorno dell'undicesimo anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle e pubblicato sulla copia del quotidiano in edicola del 12 settembre, andava in stampa ignaro del fatto che solo poche ore dopo, a Bengasi, in Libia, la furia islamica si sarebbe scatenata proprio contro gli Stati Uniti. Un filmato considerato blasfemo su Maometto ha scatenato la rabbia del popolo "liberato" dalla Primavera Araba: assalto all'ambasciata a stelle e strisce, razzi sparati e quattro morti, tra i quali l'amasciatore Usa in Libia. Una tragedia. Che puntualmente è stata rivendicata da Al Quaeda. Suona così tristemente scentrato quel titolo, "Addio Al Qaeda. La nuova paura è la grande crisi", in testa al commento di Riotta (che, per onor della verità, nelle righe da lui scritte sottolineava come la minaccia del terrorismo "non è dimenticata" e che "il terrorismo non è finito e gli americani lo sanno"). Ma sia Riotta, sia gli americani e soprattutto La Stampa non si immaginavano che la minaccia e la scia di morte del terrorismo fosse così vicina.

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