WindJet manda in crisiil volo italiano
Incontro in corso al ministero di Passera. Ma Ragnetti frena: "Con la riprotezione dei passeggeri perdiamo 80 mila euro al giorno”
di Enrico Paoli L'unica certezza è che a pagare saranno comunque i passeggeri, beffati, arrabbiati e stressati dal caso WindJet, la compagnia area siciliana low cost che ha lasciato tutti a terra. E il prezzo pagato da quanti sono rimasti intrappolati negli scali italiani (Pisa, Roma, Catania e Palermo i casi più clamorosi) va dalle vacanze perse, alle interminabili attese davanti ai check-in, passando per i supplementi pagati per acquistare un altro biglietto, dopo aver speso - inutilmente - centinaia di euro per comprare ticket fasulli. Per non dire della speranza di veder riconosciuti i propri diritti. Quelli, ormai, sono volati via, come raccontato i beffati sulla rete, dove dilaga la protesta: «le mie ferie a casa». Ma oggi, a rimetterci qualcosa - quantomeno la faccia - potrebbe essere anche la politica, essendosi mossa in ritardo rispetto all'emergenza. Dopo un weekend di fuoco il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, vedrà le parti in causa, nel tentativo di trovare una via d'uscita al caso WindJet. Attorno allo stesso tavolo si ritroveranno anche i sindacati di categoria, i vertici dell'Enac e il management di WindJet e Alitalia «nell'estremo tentativo», riferiscono fonti dell'esecutivo, di dare una soluzione «positiva ella vertenza». Tentativo doveroso quello del ministro, anzi un atto dovuto vista la situazione, ma difficile da portare a termine. Perché, come accade sempre in queste vicende, il gioco dello scaricabarile è già iniziato e nessuno vuol restare col cerino in mano. «La vicenda WindJet ci ha delusi e amareggiati», spiega l'amministratore delegato di Alitalia, Andrea Ragnetti, in una lettera inviata ai dipendenti della compagnia aerea, «purtroppo, i comportamenti di WindJet ci hanno costretto a rinunciare a un accordo per il quale ci eravamo impegnati a fondo. Se non lo avessimo fatto, avremmo esposto la nostra compagnia a un rischio finanziario intollerabile per una azienda che attraversa un momento così duro come Alitalia». Morale della favola, se siete nei guai, e con voi i passeggeri, di cui nessuno sembra preoccuparsi veramente, non è certo colpa di Alitalia. La compagnia di bandiera ha fatto la sua. Già, ma qual è la parte in commedia di Alitalia? Conti a parte, perché far saltare la trattativa a ridosso di Ferragosto? Una domanda che si sono posti anche all'Autorità garante per gli scioperi. «Quello che sta accadendo», dice Roberto Alesse, «pur non configurandosi come sciopero, sta producendo effetti dannosi per l'erogazione del servizio pubblico. Agosto è un mese di franchigia». Ma non per tutti. Nel frattempo, i dipendenti della compagna ieri hanno occupato lo scalo di Catania, dicendosi pronti a tornare al lavoro da subito. Oggi si sposteranno in piazza Duomo e da lì seguiranno il vertice al ministero. «Spetta al governo», sottolineano i sindacati, «offrire, se pur con ritardo, una soluzione che mantenga i livelli occupazionali, tuteli il patrimonio della compagnia e non marginalizzi l'isola». I dipendenti di WindJet sono 504, tra lavoratori dell'area amministrativa, assistenti di volo e piloti, non hanno ricevuto una comunicazione ufficiale da parte della compagnia. E poi c'è l'Enac. Il presidente dell'ente, Vito Riggio, ha addirittura parlato di un rischio «allargato a tutta l'aviazione civile italiana», adombrando l'ipotesi di un collasso che non sembra poi così lontana. Il dramma di WindJet è quello già vissuto da altre compagnie aeree regionali sparse per il Paese, ecco perché è impossibile sottovalutarlo. Come è stato fatto sino ad oggi.