Ingroia va in Guatemalae spacca il Csm
Magistrati divisi sull'incarico sudamericano del procuratore aggiunto di Palermo
Il Consiglio superiore della magistratura ha rinviato la decisione sul collocamento fuori ruolo del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che avrebbe consentito al magistrato di ricoprire un incarico Onu in Guatemala, come capo dell'Unità di investigazioni e analisi criminale contro l'impunità. Tre i voti a favore, uno contrario e due gli astenuti. Secondo i consiglieri che hanno sostenuto Ingroia, non c'è alcuna ragione per non concedergli il collocamento fuori ruolo: la richiesta del magistrato è conforme alla normativa e soprattutto, trattandosi di un incarico dell'Onu, il suo conferimento può essere solo fonte di prestigio per lo Stato italiano. Oltretutto non ci sarà nessuna conseguenza sui procedimenti di cui Ingroia è titolare, a cominciare da quello sulla trattativa fra Stato e mafia, sia perché sono tutti in coassegnazione, sia perché il magistrato palermitano, come procuratore aggiunto, ha soprattutto compiti di coordinamento. Di tutt'altro avviso Racanelli e i due laici del Pdl, i quali hanno sostenuto che, di fronte a indagini delicate ancora in corso, non appare opportuno il collocamento fuori ruolo di Ingroia, perché l'interesse prevalente dello Stato è che esse vengano portate a compimento. La decisione finale sarà presa giovedì prossimo dal plenum. Non ci sarebbe alcun problema per il ministro della Giustizia Paola Severino che ha raccontato che Ingroia "era venuto a parlarmi da tempo di questo suo desiderio importante, ben prima che questo caso manifestasse la sua potenzialità esplosiva". "Dispiace solo per le strumentalizzazioni che si possono fare", ha aggiunto. Severino spiega di aver ritenuto una richiesta "sincera e importante: combattere la criminalità organizzata anche fuori del territorio nazionale - dichiara il ministro - è importantissimo perchè la criminalità organizzata oggi è transnazionale e avere i nostri migliori magistrati richiesti da autorità straniere per condurre questa lotta è una cosa che ci fa veramente onore. Se i magistrati ci chiedono di dare questo aiuto - conclude Severino - credo si debba dire di sì". Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri: "Più di un mese fa il procuratore Ingroia aveva chiesto l'autorizzazione al ministro Severino, che era ben felice di un incarico così importante per il nostro Paese. Credo che non ci sia nessun collegamento con la vicenda del conflitto di attribuzioni con il capo dello Stato. Penso che bisognerebbe guardare la realtà dei fatti senza cercare cose strane".