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Lombardo va alla sbarraper mafia e voto di scambio

Il presidente della regione Sicilia è accusato insieme al fratello, deputato del Mpa

Nicoletta Orlandi Posti
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Dopo un po' di battaglie procedurali comincia il processo a Raffaele Lombardo e a suo fratello Angelo. L'udienza di ieri  era funzionale al rinvio  a giudizio. Il 9 ottobre  si svolgerà davanti al Gip di Catania, Marina Rizza, il dibattimento per l'imputazione coatta per concorso esterno all'associazione mafiosa e voto di scambio al presidente della Regione Siciliana, e al fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. Il processo comincerà dal controesame del maggiore Lucio Arcidiacono dei carabinieri del Ros che ha condotto le indagini dell'inchiesta Iblis. L'ufficiale dell'Arma doveva essere sottoposto a contro interrogatorio nel processo per reato elettorale, che si celebrava davanti il Tribunale monocratico. Il procedimento però si è concluso il 19 luglio dopo che i procuratori aggiunti Michelangelo Patané e Carmelo Zuccaro hanno contestato ai due imputati anche l'aggravante del favoreggiamento dell'associazione mafiosa. Il presidente Michele Fichera si è dichiarato incompetente e ha restituito gli atti alla Procura per un nuovo rinvio a giudizio. Attualmente sono due i fascicoli «paralleli» nati da stralci dell'inchiesta Iblis su Raffaele e Angelo Lombardo, con reati in qualche modo assimilabili come il voto di scambio e il reato elettorale aggravato dall'avere favorito l'associazione mafiosa. Per questo l'ipotesi accreditata, da fonti dell'accusa e della difesa, e che le due inchieste vengano riunite in un solo processo, ma questo, molto probabilmente, comporterà un allungamento dei tempi dell'udienza preliminare. Non a caso il nuovo appuntamento è stato fissato per il 9 ottobre. Il governatore era presente in aula con un vistoso cerotto sul volto a coprire un graffio che sarebbe stato causato - secondo quanto ha riferito lo stesso ai giornalisti - da un litigio con un gallo nel pollaio di Ramacca. La ricostruzione bucolica dell'incidente include risvolti tragicomici. Il governatore siciliano ha raccontato di essere stato «beccato» in un primo momento dal pennuto «ribelle», a quel punto, il Lombardo ferito avrebbe iniziato l'inseguimento finendo «contro un ramo».  «Sto vivendo un situazione kafkiana - dice il presidente della Regione -  I miei avvocati si erano recati dal giudice per chiedere un'accelerazione del processo, e invece, come nel gioco dell'oca, c'è stato un ritorno alla casella d'inizio». Dopo diverse richieste di archiviazione della Procura catanese per concorso esterno in associazione mafiosa, il gip ha imposto l'imputazione coatta.  Nel processo è stata aggiunta l'aggravante mafiosa. «La motivazione  è che nel rione di Agrigento o di Catania si sarebbe esercitato un potere intimidatorio di massa, una sorta di voto di opinione mafioso, non rivolgendo la richiesta di voto a tizio o a caio, ma un clima di intimidazione per cui si sapeva che si sarebbe dovuto votare Lombardo, e nessuno avrebbe fiatato. «Ora - dice Lombardo - permettetemi di dirlo, sempre nel rispetto del lavoro dei magistrati, questo mi sembra un po' esagerato». Il presidente della Regione parla di Giovanni Barbagallo, il geologo, agli arresti domiciliari, ritenuto dalla procura di Catania il colletto bianco che fa da tramite tra politici ed esponenti mafiosi a Catania. Lombardo dice: «Mi dicono che gli vengono somministrati psicofarmaci, e che stranamente la terapia viene interrotta due-tre giorni prima di interrogatori e deposizioni. Pare che venga sottoposto a qualche pressione».  Barbagallo avrebbe dovuto deporre al processo per reato elettorale nei confronti di Lombardo ma non si è presentato per motivi di salute.

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