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Le Province si ribellano ai tagli"Buttiamo fuori lo Stato dal Nord"

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Gli enti locali di Piemonte, Lombardia e Veneto approvano un documento per chiudere le prefetture e le sedi statali

Nicoletta Orlandi Posti
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“Se non ci sarà una modifica della spending review le Province del   Nord daranno lo sfratto alle prefetture e agli enti statali in affitto". Lo hanno annunciato i presidenti delle Province di Piemonte, Lombardia e Veneto riuniti oggi a Verona. Nel documento approvato a fine riunione i 22 presidenti di Provincia delle tre regioni sottolineano che: “il mancato introito delle locazioni aggrava ulteriormente le difficoltà economiche degli enti locali, che spendono centinaia di migliaia di euro per la manutenzione degli immobili dati in locazione, e per i quali si paga anche l'Imu. Per questo le Province di Piemonte, Lombardia e Veneto daranno avviso di sfratto alle amministrazioni statali locatarie a partire dalla prefetture”. E tra le azioni eclatanti annunciate nel corso della riunione di  Verona, non è mancato da parte di alcuni presidenti di Provincia la minaccia “di far saltare il patto di stabilità”, come ha sottolineato la presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani   (Pdl): “Siamo stanchi dei vincoli del patto di stabilità, abbiamo fermi a Roma 108 milioni di euro, con i quali potremmo pagare i nostri creditori. Per questo io auspico che le Province escano dal Patto di stabilita”. Una proposta questa che però non ha trovato pieno consenso da parte di tutti gli altri presenti. Lo stesso presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà (Pdl) ha spiegato: “E' una proposta fatta da qualcuno, ma nel documento finale non c'è nulla in tal senso”. Il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo  Muraro (Lega), presidente dell'Upi del Veneto, tra i promotori   dell'iniziativa di oggi non ha usato mezzi termini: “giovedì   prossimo porteremo la nostra proposta all'Upi nazionale, e quindi in Parlamento e a Monti, la spendig review deve essere modificata, non è  possobile che vi siano tagli lineari per le Province del 20%, per i Comuni dell'8% per le Regioni del 10% e per i ministeri niente! La nostra non è una battaglia di poltrone, ma di rivendicazione di identità territoriali dioverse tra loroe di fornitura di servizi essenziali ai cittadini. Non si può trattare nello stesso modo enti virtuosi come quelli del Nord ed enti spreconi: Veneto, Piemonte e Lombardia rappresentano il 38% del Pil del Paese, il 51% dell'Export ed il 30 % della popolazione italiano, non posssono venire penalizzati  e trattati come le Province del Sud''. E da parte di Muraro non è mancato poi un duro attacco alla Sicilia: “se non rispetta i parametri sarebbe meglio che fallisca e ricominci da capo, e magari si costituisca in stato autonomo”. Mentre  sull'iniziativa dello sfratto alle prefetture, Muraro ha spiegato:   “di fronte all'affittuario che non paga, la logica del buon padre di   famiglia vuole che venga dato lo sfratto, questo vale tra privati e deve valere anche per gli enti pubblici. Dopo di che, prefettuire, questure e altri uffici dello stato organizzeranno il trasloco, ed in tempi brevi”. Il presidente dell'Upi Piemonte. Massimo Nobili ha   sottolineato che: “qui non c'è in gioco il futuro delle Province, ma  dei servizi essenziali per i cittadini, il rischio con questi tagli è  che non potremo più erogare servizi ai nostri cittadini. Per questo chiederemo al Parlamento e a Monti di modificarla, nell'interesse di questi territori che sono quelli che trainano il Paese”. Anche dal presidente dell'Upi Lombardia Massimo Sertori è venuto un duro monito: “Con l'ulteriore taglio alle Proincve c'è il rischio di un dissesto per molte di esse, e soprattutto non si è tenuto conto di chi ha amministrato bene”. Il presidente della   Provincia di Milano, Guido Podestà ha detto: “se facciamo ulteriori  tagli si tagliano servizi ai cittadini. Quest'inverso non riusciremo a  riscaldare ler scuole, e a pulire dalle neve le strade. Oramai in termini di efficienza quello che bisognava fare si è fatto, lo stesso non succede nel Meridione. Bisogna rifiutare i tagli lineari che   colpiscono allo stesso modo buoni e cattivi amministratori”.

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