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Ci sono degli interessi americani dietro allo scontro tra Opus Dei e Cavalieri di Colombo

Andrea Tempestini
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Ancora una volta  uno scenario diverso, ombre nuove e vecchie che si accalcano e si intrecciano: adesso si parla di “guerra fredda” scoppiata tra l'Opus Dei e il gruppo dei Cavalieri di Colombo. Questo perché Ettore Gotti Tedeschi, l'ex presidente della banca vaticana, lo Ior, «vicino all'Opus Dei», avrebbe avuto forti contrasti con Carl Anderson, Consigliere supremo dell'Ordine dei Cavalieri di Colombo, e uno dei quattro membri del consiglio di sovrintendenza dello Ior. Una guerra che si vorrebbe circoscrivere nel perimetro delle mura vaticane ma che invece fa pensare, una volta di più, che arrivi da lontano, Oltreoceano, e che laggiù abbia importanti riflessi. Nel mirino, di nuovo  persone fedeli al Papa.  Ma chi sono questi cavalieri, spesso confusi con quelli di Malta? Si tratta di una organizzazione rigorosamente made in Usa, che  oggi vanta un milione e settecentomila membri. Il fondatore, padre Michael McGivney, diverrà  beato. Irlandese di origine e americano di adozione, scelse Cristoforo Colombo come personaggio di riferimento per l'associazione che alla fine del secolo scorso aiutava gli immigrati poveri, in maggior parte cattolici, che volevano diventare veri figli dell'America.  Negli Usa i Cavalieri, tutti laici, sono ovviamente molto conosciuti, anche per via delle loro posizioni decisamente pro-life e certo non in linea con quelle espresse dall'amministrazione Obama. La loro “fedeltà” alla Santa Sede è a prova di bomba. «Abbiamo iniziato a collaborare con il Vaticano per espresso invito di Papa Benedetto XV», ha ricordato Anderson, in un'intervista rilasciata al Secolo XIX di qualche anno fa, «dopo la Prima guerra mondiale il mio predecessore venne a Genova a visitare la casa di Colombo, poi andò a Roma dal Papa. In Vaticano Papa Benedetto volle celebrare una messa all'altare della Madonna della Guardia». I Cavalieri hanno sempre fatto molto per la Santa Sede e per i Papi in tutto il mondo e a Roma, dove hanno organizzato strutture caritative e sportive. Ogni anno, oltre tutto, grazie alla sovvenzione dei Cavalieri di Colombo, in ogni parte del mondo viene ritrasmessa la Benedizione Urbi et Orbi nel giorno di Natale. Uno di loro è sempre stato presente nella dirigenza dello Ior, dunque appare difficile parlare  di un irrefrenabile desiderio di “scalare” i vertici della banca vaticana.  Intanto, si registra una pausa negli interrogatori a Paolo Gabriele, l'ex aiutante di camera di Benedetto XVI, che per ora rimane  l'unico indagato  nella complessa vicenda delle carte trafugate dai sacri palazzi. Un interessante capitolo della vicenda, poco analizzato, è quello descritto dal vaticanista Sandro Magister, che nel suo blog segnala che tra le carte trafugate ci sono «documenti riguardanti due realtà di primo piano della Chiesa cattolica, una antica e una nuova: la Compagnia di Gesù e la Comunità di Sant'Egidio». La Comunità di Sant'Egidio, fondata da Andrea Riccardi, oggi ministro per la Cooperazione,  compare al centro  una vicenda particolare attraverso uno dei documenti vaticani ora divenuti pubblici. E che, ancora una volta, rimandano agli Stati Uniti. Si tratta, ricostruisce Magister,  di un cablogramma cifrato spedito dalla nunziatura apostolica di Washington alla segreteria di Stato vaticana, il 3 novembre 2011. «In esso», spiega Magister, «si riferisce il parere contrario del cardinale di Chicago, Francis E. George, all'intenzione della Comunità di Sant'Egidio di conferire una onorificenza al governatore dell'Illinois, il cattolico Pat Quinn, per aver firmato la legge con cui questo Stato ha abolito la pena di morte». Il cardinale definisce «inopportuna» tale onorificenza, poiché Quinn, spiega il cardinale, ha promosso la legge sul matrimonio omosessuale, è a favore dell'aborto libero e ha estromesso di fatto le istituzioni ecclesiali dalle adozioni di minori, non esentandole dall'obbligo di dover dare i bambini anche a coppie gay. La nunziatura apostolica a Washington ha preso molto sul serio le sue osservazioni e le ha trasmesse a Roma, nel cablogramma firmato da monsignor Jean-François Lantheaume, «all'epoca incaricato d'affari in attesa dell'arrivo del nuovo nunzio Carlo Maria Vigano». Viganò, per inciso, è uno degli alti prelati tra i  primi “coinvolti” , nel gennaio  scorso, nella vicenda Vatileaks. L'autorevole doppia bocciatura per Quinn pare abbia avuto effetto e così non si ha nessuna notizia sul conferimento dell'onorificenza al governatore. Ieri papa Benedetto XVI ha celebrato il Corpus Domini, con la processione per le vie di Roma. Oggi viviamo una sorta di carestia spirituale che è stata favorita anche da «una visione unilaterale del Concilio Vaticano II»,  ha detto nella sua omelia,  ricordando che «il Sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni». di Caterina Maniaci

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