Val Padana, la terra tremerà ancoraSi è aperta una nuova faglia
Gabrielli: "Siamo in presenza di un nuovo terremoto. Dobbiamo riazzerare le lancette"
Il giorno dopo il nuovo terremoto che martedì 29 maggio ha gettato l'Emilia ancora nella paura è il momento di valutare i danni, contare i morti, sistemare gli sfollati. Soprattutto, è ora di capire e valutare quando sarà possibile recuperare la normalità. Ieri mattina era stato fatto un primo tentativo, con alcune persone tornate nelle case e gli operai nelle fabbriche. E' arrivato il secondo forte sisma ed è stata una strage. Sono diciassette le vittime accertate delle nuove scosse che si sono abbattute sul modenese. Una donna che era rimasta intrappolata nella propria casa è stata salvata dopo dodici ore sotto le macerie. L'unica persona che ancora nella notte era dispersa, un operaio che è rimasto coinvolto nel crollo della fabbrica nella quale lavorava, è stata ritrovata morta. I soccorritori hanno continuato a scavare senza sosta nella speranza di poterlo salvare, ma non c'è stato niente da fare. I feriti sono circa 200, mentre il conto degli sfollati è arrivato a 14 mila, i nuovi 8 mila, che si sommano ai precedenti 6 mila. Nella notte tra martedì e mercoledì lo sciame sismico ha fatto contare 60 scosse di intensità variabile tra magnitudo 2 e 3,8. La cronaca della giornata - Il nuovo forte terremoto di grado 5,8 della scala Richter è arrivato alle 9.03 del mattino di martedì 29, altre due forti scosse si sono registrate attorno alla 13, a distanza di quattro minuti l'una dall'altra (la prima di magnitudo 5,3 e la seconda di magnitudo 5.1) hanno colpito il modenese. Dopo le 13, la terra ha tremato altre 5 volte in venti minuti. Nella mattina di martedì il modenese è stato colpito da 40 scosse di magnitudo superiore a 2.0 della scala Ritcher, di cui 5 superiori a magnitudo 4.0. L'epicentro è stato tra Carpi, Medolla e Mirandola. La più forte finora è stata quella registrata alle 9.03. Un'altra molto forte è stata registrata alle 21.30 circa a Bologna. Numerosi cittadini, impauriti, sono scesi in strada e diverse strutture pubbliche sono state evacuate in via precauzionale come l'ospedale di Carpi e il palazzo del Comune di Bologna. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita a Faedis, in provincia di Udine, ha auspicato che "la storia del Friuli, sconvolto dal sisma del '76, sia un esempio per l'Emilia Romagna". Il presidente del Consiglio, Mario Monti, in sala stampa a palazzo Chigi accanto al presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha garantito l'intervento "in tempi brevi" e chiesto ai cittadini delle zone colpite di "avere fiducia". L'impegno dello Stato, ha detto Monti, sarà "garantito da subito", le istituzioni "non sono impreparate". Un nuovo evento - La violenta scossa di terremoto che si è abbattutta la mattina di martedì 29 sull'Emilia "non è stata una scossa di assestamento, ma un nuovo terremoto", indipendente cioè da quello altrettanto violento che si è verificato il 20 maggio sempre in Emilia. È quanto ha precisato il capo della protezione civile Franco Gabrielli, nel corso del summit sull'emergenza sisma appena conclusosi nel centro provinciale della protezione civile di Modena, a Marzaglia. "Dobbiamo riazzerare le lancette", ha aggiunto Gabrielli, rimarcando che la priorità al momento è "il soccorso ai dispersi". Quanto alle vittime, 17 il conto definitivo dei morti, secondo Gabrielli "il bilancio finale non sarà insignificante". Altre scosse in arrivo - Gli esperti parlano di sciame sismico che non si fermerà presto. Secondo Walter Marzocchi, sismologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il terremoto di martedì 29 "con ogni probabilità ha innescato una faglia diversa, limitrofa a quella del 20 maggio". "Nell'immediato non possiamo averne la certezza - ammette Marzocchi - ma è molto probabile, anche perché esiste una 'rete' di faglie, diverse e non isolate". "Prima del 2004 - ricorda il sismologo - questa zona non era tra quelle classificate a rischio, lo è solo da allora. E il terremoto del 20 maggio e quello di oggi sono compatibili con l'attuale mappa della pericolosità". "La sequenza è destinata a durare nel tempo e a descrescere di intensità, ma con episodi di forte recrudescenza: in pratica ci saranno tante scosse per lo più piccole, ma anche superiori a magnitudo 4 e, in mezzo, anche di magnitudo paragonabili a quelle del 20 maggio e di stamattina", conclude lo scienziato sottolineando che "nel 1570 quest'area - ricorda Marzocchi - fu segnata da un terremoto molto forte e l'attività durò a lungo, addirittura quattro anni. Anche in questo caso c'è da aspettarsi una serie di scosse, definibili di assestamento, che potranno essere avvertite dalla popolazione per settimane o mesi". I problemi per il futuro - Il professor Enzo Boschi, ordinario di Sismologia all'università di Bologna, non ha previsioni rosee per il futuro prossimo. "Il fenomeno può continuare senz'altro, perchè l'attività di una zona sismica non si arresta mai. Le scosse possono diventare piccolissime, ma l'attività sismica rimane". Il problema per il professore è legato alla natura geologica del Paese ma anche alla gestione urbanistica: "L'Italia è una zona sismica, e in più c'è una gestione del territorio non adeguata. Non c'è prevenzione e manutenzione, gli edifici spesso non sono a norma. Specialmente nel dopoguerra si sono costruite numerose abitazioni senza che ci fosse una normativa antisismica specifica. Le prime norme risalgono agli anni '70 e una versione definitiva si è avuta nel 2009". Il problema peggiore è che "non c'è una vera cultura per affrontare questi problemi, nè una politica per ridurre i rischi legati all'attività sismica attraverso la sostituzione, ristrutturazione e manutenzione degli edifici. Sono cose che abbiamo detto tante volte, ormai acquisite". Ma in ogni caso, dobbiamo aspettarci che le scosse continueranno anche i prossimi giorni. "Quello che andrebbe fatto è un grande piano di prevenzione - prosegue Boschi -, tanti lavori pubblici per mettere in sicurezza gli edifici. Se ne parla dal terremoto in Irpinia dell'80, ma non si è mai fatto niente. Servirebbero investimenti, sarebbe un rilancio complessivo". Si tratterebbe in ogni caso, conclude il professore, di "interventi di medio-lungo periodo".