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Caccia al pornoattoreche ha smembrato il compagno

Luka Rocco Magnotta

Mistero in Canada: un corpo fatto a pezzi spedito ai politici

Nicoletta Orlandi Posti
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Canada, la Svizzera del continente americano. Non succede niente, nessuno sa chi è il presidente, si gioca a hockey, i salmoni risalgono le rapide dei fiumi. Poi martedì a Montreal un netturbino sente una puzza perfida provenire da una valigia chiusa nel retro di una casa e da quella valigia esce un torso umano, e la casa è in affitto a un marchetta, un gigolò che nell'ambiente della prostituzione maschile e dei porno caserecci è noto col nome di Luka Rocco Magnotta. Uno squilibrato che venera James Dean e in una delle numerose interviste che avrebbe disseminato nel web dice che si è fatto la plastica per somigliargli di più. Si vanta di essere un escort molto richiesto, il proprietario di casa ammette che pagava puntuale l'affitto, il suo problema non erano i soldi, era il cervello. Ventinove anni, vero nome Eric Clinton Newman, nel 12 agosto 2006, di professione modello e attore in porno a basso costo, comincia a farsi chiamare Luka Rocco Magnotta, una specie di sciarada in cui c'è il nome di un noto ex porno attore italiano, un insulto e un cibo; solo nel nome di questo folle uno psicanalista ci avrebbe potuto passare una vita. Il torso è quello del suo partner, un uomo cinese che Magnotta ha ospitato per l'ultima volta in quella casa, di cui ora circolano immagini fastidiose ma probabilmente ripulite dalla polizia: un materasso con un alone di sangue, una vasca con tracce rossastre, un generale stato di squallore e trascuratezza.  Esisterebbe anche un video, postato il 25 maggio su un sito chiamato Best Gore, ora all'esame della polizia di Montreal, intitolato 1 Lunatic 1 Ice Pick (Un folle e un rompighiaccio) in cui Magnotta armato di rompighiaccio e coltello da cucina pugnala, sgozza e smembra il suo partner. Secondo le voci della rete, non smentite dalla polizia, avrebbe compiuto atti di necrofilia e cannibalismo sulla vittima. Il torso l'ha poi messo in valigia, quella ritrovata nella spazzatura dietro casa, poi un piede l'ha spedito alla sede del partito conservatore, mentre una mano a quella del partito liberale, a Ottawa. La versione psicopatica dell'antipolitica. La scientifica ha accertato che si tratta di parti dello stesso corpo.  Se non siete già abbastanza disgustati, su internet c'è una miniera di nefandezze che rimandano a Luka Magnotta. La polizia, ufficialmente, non dà loro alcun peso né in effetti ha commentato alcunché circa la presunta veridicità del video ma tra interviste, commenti su facebook, account twitter e paccottiglie varie reperibili dai cosiddetti social media c'era già chi s'era allarmato, e molto. Come gli animalisti. Attribuito a Magnotta circolava un filmato in cui un ragazzo infilava dei gattini in un sacco della spazzatura, poi con un aspirapolvere toglieva l'aria dal sacco, soffocandoli. Si trovano frasi in cui il “sospettato”, come lo chiama la polizia di Montreal, descrive la solitudine del necrofilo in una società che non condivide il suo hobby. Ancora, dichiarazioni sataniche circa l'esistenza di «mostri, demoni e spettri, che vivono dentro di noi e sono reali, e talvolta vincono». Confermata invece dalla polizia la circostanza che Magnotta abbia incontrato Karla Homolka, una donna di 42 anni che, insieme al marito Paul Bernardo, venne condannata nel 1995 a 12 anni di carcere per complicità in tre omicidi e numerosi stupri che la coppia filmava. Homolka ora è libera, mentre Bernardo sconta l'ergastolo. Ma il problema grosso ora è prendere Magnotta. Tra i documenti reperiti online e a lui attribuiti c'è anche un vademecum su come far sparire le proprie tracce, spogliandosi della vecchia identità.  La polizia canadese, che non lo ritiene un serial killer (questi di solito colpiscono a casaccio, mentre lui aveva una relazione con la vittima), pensa che potrebbe trovarsi in Europa, e per questo è stata allertata l'Interpol, che ha emesso un mandato di cattura internazionale. Nelle parole del capo della polizia di Montreal, Ian Lafreniere, si sente una punta di estenuata frustrazione quando dice che «non vogliamo che questo tizio sparisca per sempre». Un reporter del Toronto Sun, che in passato l'ha intervistato, dice che gli è sembrato un uomo «con evidenti problemi, un borderline delirante, al tempo stesso amichevole, ti veniva quasi di compatirlo». Ecco come fanno, questi pazzi, fingono un lato debole, e poi mettono mano al rompighiaccio. di Giordano Tedoldi  

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