Lafontaine: Angela come Hitler"Per il potere farà fallire l'Ue"
L'ex ministro delle Finanze di Schroeder definisce la Cancelliera "la donna più pericolosa d'Europa"
Con la sua politica autoritaria per risolvere la crisi economica europea Angela Merkel impone "ciò che chiedono le banche". Il duro attacco al cancelliere arriva da Oskar Lafontaine, che in un'intervista al settimanale 'Stern' definisce la Merkel "non solo la più pericolosa, ma anche la donna più cara d'Europa". L'allusione è all'epiteto di "uomo più pericoloso d'Europa", che la stampa britannica aveva affibbiato a Oskar il Rosso, quando nel 1998 era ministro delle Finanze nel governo rosso-verde di Gerhard Schroeder. Nell'intervista Lafontaine spiega che "le banche stanno conducendo una guerra contro i popoli dell'Europa", il cui risultato è che con la sua politica la Merkel "deve riparare con centinaia di miliardi provenienti dalle entrate fiscali i danni che lei stessa ha provocato". "La signora Merkel si rende conto di cosa sta causando alla gente con la sua politica dei risparmi?", polemizza Lafontaine, secondo il quale il cancelliere non capisce i mercati finanziari, mettendo così a rischio "l'euro, l'idea dell'Europa, la democrazia e lo Stato sociale". Contro la crisi finanziaria Oskar il Rosso propone una una serie di ricette. Una tassa patrimoniale per far affluire denaro nelle casse dello stato. Gli Stati devono ricevere crediti da una banca pubblica e questa, a sua volta, dalla Banca centrale europea. Per il vecchio leader, solo con un forte intervento di spesa pubblica sarà possibile fermare la recessione. Lafontaine spara ad alzo zero anche contro l'SPD “per essersi spostato troppo a destra”. Di conseguenza, in vista delle elezioni politiche del 2013, per Die Linke ci sarebbero ampi spazi per raggiungere un risultato a due cifre se “la smettiamo di giocare contro noi stessi”. Il sessantottenne enfant terrible della politica tedesca motiva poi anche con la stanchezza dovuta all'età la sua rinuncia a candidarsi a presidente della Linke nel congresso del 2 e 3 giugno a Goettingen. "Ogni politico deve lasciare, quando si accorge che le sue forze stanno diminuendo ed avverte che ci sono altri in grado di poter svolgere meglio i compiti per i quali si sentiva adatto".