Italia-India, tensione alle stelleRoma richiama l'ambasciatore
Per le autorità locali i marò sono "assassini e delinquenti"
Tensione alle stelle tra Italia e India: il caso è sempre quello dei nostri due marò tenuti prigionieri nel Paese. Alla luce degli sviluppi della situazione in Kerala e dei capi di imputazione a carico dei due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, l'ambasciatore a Nuova Delhi, Giacomo Sanfelice, è stato richiamato a Roma dalla Farnesina e per consultazioni con il Governo. La notizia è arrivata dopo che la polizia ha formalizzato le accuse per omicidio nei confronti dei marò, ancora agli arresti. Accusa di omicidio - Alla scadenza dei 90 giorni previsti dalla legge indiana per la carcerazione preventiva i due sono stati accusati di omicidio per la morte, avvenuta il 15 febbraio, di due pescatori indiani scambiati per pirati. La notizia è stata inizialmente rilanciata dai media locali nelle edizioni on line. Secondo il sito on-line Zee News, il team inquirente, guidato dal commissario di polizia di Kochi, MR Ajith Kumar, ha depositato il dossier con i capi d'accusa nei confronti dei due militari italiani, arrestati il 20 febbraio. Il codice penale - Secondo il quotidiano The Indian Express che sostiene di avere avuto accesso al documento, Kumar chiederà il processo di Latorre e Girone in base a quattro sezioni del codice penale: 302 (omicidio); 307 (tentato omicidio); 427 (azioni che hanno comportato danni) e 34 (associazione per delinquere). La formalizzazione dell'accusa è giunta proprio mentre il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura e la delegazione italiana si trovavano a colloquio con i marò nel carcere di Pujapoora. E a qualche ora dall'incontro dello stesso De Mistura con il 'chief minister' del Kerala, Oommen Chandy, previsto per l'inizio del pomeriggio. Il luogo dell'incidente - Il dossier che getta fango sui nostri militari è stato redatto dopo tre lunghi mesi di indagini, giusto in tempo per rispettare il termine massimo per la carcerazione preventiva, fissato appunto a 90 giorni. Nei documenti, secondo quanto si è appreso, sarebbe stata indicata anche l'esatta localizzazione del luogo dell'incidente, che secondo gli inquirenti del Kerala sarebbe avvenuto 20,5 miglia al largo delle coste indiane, ovvero entro le 22 miglia che delimitano la fascia continua che consente a uno Stato il diritto di controllo sulle navi in transito. La delusione dei marò - Dopo la formalizzazione delle accuse nei loro confronti, il sottosgretario De Mistura non aveva nascosto la sua rabbia: "A breve vedremo le carte. Entro stanotte dovranno consegnare l'atto di accusa al giudice, che poi sarà obbligato, entro 48 ore al massimo, a consegnarcelo e a rendere partecipe la difesa". Ora, aveva aggiunto De Mistura, "il nostro dovere è tenere alto il morale dei marò, delusi, come del reto tutti noi, dal fatto che non sia stato disposto immediatamente il loro trasferimento in una struttura diversa dal carcere". Il sottosgretario ha incontrato nuovamente i due militari, oltre al chief minister del Kerala, Oommen Chandy: "E' stata una riunione difficile - ha spiegato -, molto tesa, e gli ho detto chiaramente che deve rispondere in tempi rapidi all'ingiunzione della Suprema Corte di New Delhi", che aveva previsto termini perentori per la decisione sul trasferimento.