Vogliono salvare il relitto Fini
Il presidente della Camera ha un partito in pezzi, che però serve a Monti in vista della Cosa Bianca, necessaria per continuare a governare
di Fausto Carioti In tempi di spending review non si butta via niente, nemmeno un presidente della Camera con il futuro alle spalle e alla guida di un partito destinato a sciogliersi tra un mese. Gianfranco Fini in sé è un trapassato della politica, ma ha la fortuna di essere funzionale alla causa del governo Monti di oggi e del governo Monti di domani, quello che tutti, a partire da Giorgio Napolitano e con la solitaria eccezione del povero Pier Luigi Bersani, sperano di mettere in carica il giorno dopo le elezioni. Oggi Fini serve per via del ruolo istituzionale che ricopre; domani - ripulito nel brodo lento centrista che stanno preparando Pier Ferdinando Casini e Corrado Passera - darà il proprio piccolo contributo alla Cosa Bianca, la cui riuscita è indispensabile per rendere possibile il governo che pretendono i mercati e le cancellerie internazionali. Così una quota della benevolenza riservata ai tecnici finisce miracolosamente per ricadere dalle parti di Fini, che raccoglie e ringrazia. Il caso della scorta è istruttivo. Annamaria Cancellieri, ministro dell'Interno, ha appena ricevuto la «approfondita relazione» chiesta al capo della Polizia in merito allo «spreco» (parola del ministro) delle nove stanze prenotate in un albergo di Orbetello da luglio a metà settembre. Chiaro che la relazione offrirà a Fini una exit strategy più o meno credibile dalla vicenda (il potere del presidente della Camera sugli spostamenti della scorta è reso possibile anche da un regolamento tutt'altro che rigoroso). Ma una frase in più o in meno può fare la differenza per Fini. Il cui braccio destro, Italo Bocchino, smentito dal capo dopo ore di silenzio imbarazzante, aveva già accusato la Cancellieri, critica su quanto accaduto, di essere «venuta meno alla doverosa leale collaborazione tra poteri dello Stato». Chiaro il messaggio: Fini e il ministro sono sulla stessa barca. Così, secondo la logica del bastone e della carota, non stupiscono le proposte lanciate da Fini tramite il settimanale Gente. Non solo quando ribadisce al ministro il «pieno consenso» per la revisione dei regolamenti sulle scorte. Ma anche laddove la candida, in modo manco troppo velato, alla presidenza del Consiglio: «Mi piacerebbe se per la prima volta a palazzo Chigi ci fosse una donna». E l'unico nome credibile in proposito è proprio quello della Cancellieri. Auguri: con la speranza che il ministro non si faccia né intimidire né abbindolare e che quanto prima renda pubblica la relazione sui fatti di Orbetello. Intanto Fini ha iniziato l'operazione di ricostruzione della propria immagine. L'impresa è ardua, ma il Corriere della Sera, protettore del governo attuale e aspirante levatrice di quello che verrà, lo aiuta come può. Due tra le sue prime penne, Aldo Grasso e Antonio Polito, criticano Fini? Possono farlo, purché altrove. Così Grasso deve usare le pagine del settimanale Oggi (bella rivista, ma certo non ha il peso politico del Corriere) e quello che pensa Polito su Fini lo sanno solo i suoi follower su Twitter. In compenso Pierluigi Battista, che lo difende, ha a disposizione le pagine del quotidiano. Interessante anche quanto accaduto ieri. Gente ha diffuso un servizio che pare fatto apposta per redimere l'estate finiana. Il Corriere lo riprende sul proprio sito e titola: «Fini sub scopre àncora di un galeone. La consegnerà al Comune». Un po' filantropo e un po' Indiana Jones, il presidente della Camera la racconta così: «Mi trovavo a 40 metri di profondità, intento a rimuovere una rete da pesca incagliata negli scogli. E l'ho vista: un'àncora antica di grandi dimensioni, probabilmente appartenente a un galeone affondato nel 1700». Peccato che nessuno si sia sforzato di fare un controllo. Perché nello stesso punto in cui si è immerso Fini c'è un'àncora dello stesso tipo di quella che lui giura di avere trovato, che i sub della zona conoscono da sempre e che appare anche nelle guide per le immersioni. Fosse la stessa àncora «scoperta» da Fini, non resterebbe che prendere sul serio Aldo Grasso: «Per il bene della Repubblica, finché Fini sarà presidente della Camera, converrebbe abolire l'estate» (scritto su Oggi, naturalmente).