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Ormai siamo tutti evasori

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Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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Quando c'era lui, inteso come Silvio Berlusconi, in campo economico le cose non andavano granché bene.  Da quando ci sono loro, intesi come i professori, le cose però  vanno peggio. L'ultima conferma è arrivata ieri a mezzo Istat, istituto che ha rilasciato una statistica sull'aumento della benzina:  in un anno il prezzo è salito del 20,9 per cento, un record che non si vedeva dai primi anni Ottanta. Tuttavia, se con il pieno siamo tornati indietro di trent'anni, non è che il resto vada meglio: l'inflazione sale infatti del 4,7 per cento, una cifra anch'essa da anni Ottanta.  Al bollettino di guerra finanziario si sono poi aggiunte le notizie del crollo delle Borse e della risalita dello spread: di ritorno da un week end passato in compagnia della Grecia e della Cancelliera di latta Angela Merkel,  il superindice dei titoli di Stato è arrivato a quota 450 punti, non molto distante  dal livello in cui l'aveva lasciato il Cavaliere. Già queste poche informazioni basterebbero a far andar di traverso a chiunque la giornata. Come si fa a parlare di crescita se da mesi  ad aumentare sono solo le cattive notizie? Ma un motivo ulteriore per essere pessimisti è la soffiata di una nuova ondata di ingiunzioni fiscali nei confronti dei contribuenti. La lieta novella è stata annunciata a Franco Bechis da una delle sue fonti, la quale gli ha confidato come l'Agenzia delle Entrate stia inviando migliaia di letterine per chiedere conto delle detrazioni di cinque anni fa.  Che l'erario si presenti con un lustro di ritardo esigendo delucidazioni su pratiche rimaste a lungo a dormire in fondo a un cassetto già dimostra come siamo ridotti. Se poi ci si aggiunge che la missiva fissa una data perentoria di 30 giorni per l'esibizione dei documenti originali di ciò che si è detratto, si capisce che siamo nel caos. In queste settimane gli italiani sono alle prese con il rebus dell'Imu e con la dichiarazione dei redditi e vista la confusione avrebbero bisogno di un aiuto per semplificare le procedure, non per complicarle. E invece, lo Stato che fa? Intima loro di dimostrare entro un mese di aver avuto diritto a ridursi le tasse e nel caso non siano in grado di rispettare la scadenza  gli affibbia una sanzione.  Vi sembra una cosa sensata? Prima il fisco dorme e si fa i comodi suoi, poi una mattina si sveglia e pretende. Un comportamento del genere potrebbe andare bene in una monarchia, dove i cittadini sono sudditi e non hanno diritto di lamentarsi, non in una democrazia. Ma è ancora una democrazia la nostra? Si può ancora chiamare così un Paese in cui le persone non sono innocenti fino a prova contraria, ma sono ritenute colpevoli fino a che non sono in condizioni di dimostrare la propria innocenza? In materia fiscale siamo a questo: il contribuente è da considerarsi evasore fino a quando non dimostra di aver pagato le tasse.  Una inversione dell'onere della prova che ormai è comunemente accettata.  Ovviamente, ci è chiaro a cosa serve tutto ciò. Confidando nei tempi strettissimi e nel fatto che le case dei contribuenti non sono regge ma in genere bilocali, qualche burocrate si augura che i destinatari abbiano buttato la documentazione e non siano in grado di provare di aver rispettato le norme. Senza scontrini e ricevute  sarebbero costretti a pagare e visto che spesso non si tratta di grandi somme, alla fine pur smoccolando si rassegnerebbero. Il gioco è vecchio almeno quanto il fisco, per lo meno di quello italiano. Da anni siamo inondati di cartelle pazze che pretendono da noi il versamento di bolli auto o vecchie multe.  E purtroppo, senza un pezzo di carta che provi il saldo dei tributi e delle sanzioni, non c'è via d'uscita e ci si deve rassegnare a mettere mano al portafogli. Proprio per questa ragione, qualche giorno fa, avevamo lanciato l'idea di una moratoria fiscale, una specie di «cessate il fuoco» del fisco che consentisse ai contribuenti di potersi riprendere dal salasso di questi mesi. Purtroppo l'idea è caduta nel vuoto. Per cui, di fronte all'ennesimo agguato tributario, ci permettiamo di dare un altro suggerimento:  dato che in Italia i garanti abbondano ed esiste anche quello della mortadella (con tutto il rispetto per la Bologna e per il suo rappresentante più conosciuto, il professor Romano Prodi, che dal celebre salume prese il soprannome), se ne faccia uno per il fisco. Un uomo super partes che valuti se il comportamento dell'Erario è nei limiti, oppure se la molestia fiscale è insopportabile. Anzi: già che ci siamo, si potrebbe vedere di allargare il concetto di stalker  non solo a coloro che importunano una persona, ma anche ai governi che con un eccesso di gabelle infastidiscono i contribuenti. Ma, pensandoci bene, con una legge del genere non si salverebbe nessuno. di Maurizio Belpietro   

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