A rischio case, conti, titoli
Nel mirino del governo beni e denaro per 8mila miliardi. Pronta la stangata sui fondi in Svizzera
di Francesco De Dominicis Ci risiamo. Vuoi l'emergenza finanziaria vuoi la necessità di alcuni schieramenti politici - costretti, per dare segni di vita, a piazzare qualche bandierina - torna prepotentemente sulla scena l'ipotesi di una patrimoniale. Una botta secca che corre il rischio di aggredire principalmente gli immobili e poi dare una bella tosata anche ai conti correnti, depositi bancari, risparmi e investimenti. Il premier Mario Monti, ogni volta che se ne parla, smentisce che ci siano progetti di patrimoniale. Tuttavia, del Governo delle tasse è meglio non fidarsi. I supporter della patrimoniale si dividono in due gruppi: quelli che vorrebbero introdurre un'imposta ordinaria, con prelievo annuale; e quelli della «botta secca» il cui ricavato servirebbe ad abbattere il debito, ormai vicino ai 2milia miliardi di euro. I conti pubblici - ribadisce da mesi il Governo - sono in sicurezza con un sentiero già tracciato che porterà al pareggio di bilancio l'anno prossimo. Dovrebbe crescere l'avanzo primario (previsto al 5%) consentendo - nelle intenzioni dell'Esecutivo - una riduzione automatica del debito. Ma dato il livello elevatissimo (in valore assoluto oltre 1.960 miliardi; il 123,4% in rapporto al Pil con i contributi per i fondi salva-Stati e i prestiti ai paesi in crisi) occorreranno misure straordinarie per arrivare almeno alla soglia psicologica del 100%. Di qui lo spauracchio patrimoniale. Tesoro da 8mila miliardi. Cosa potrebbe finire sotto l'eventuale scure del Governo non si sa. I numeri attorno ai quali ragionano i tecnici sono noti e vengono forniti dalla Banca d'Italia. I dati di via Nazionale rappresentano la fotografia del patrimonio degli italiani. Il tesoro da colpire, in totale, vale 8.482 miliardi di euro ed è così ripartito. Ci sono anzitutto gli immobili (case e terreni) per complessivi 4.800 miliardi di euro. Poi i conti e depositi bancari per 1.385 miliardi. I titoli titoli italiani ammontano a 713 miliardi di euro, mentre quelli esteri si fermano a 130 miliardi. Arrivano a 186 miliardi, invece, i risparmi piazzati nei fondi di investimento; polizze vita e fondi pensione valgono 632 miliardi. Capitoli azioni: quelle di spa italiane valgono 482 miliardi, quelle di spa estere 154 miliardi. Il Pd vuole colpire le case. Il Partito democratico ciclicamente torna alla carica sulla patrimoniale. Il progetto è affidato alle cure del responsabile economia, Stefano Fassina. Che propone, da tempo, un'imposta ordinaria (quindi permanente) e ad aliquota molto contenuta. I Democratici vorrebbero un'imposta progressiva destinata a prendere di mira i grandi patrimoni immobiliari. Due le aliquote immaginate dal Pd: 0,5% per gli immobili da 1,2 milioni a 1,7 milioni di euro; 0,7% per proprietà di valore superiore a 1,7 milioni. Il che vale a dire una batosta fiscale, da aggiungere all'imposta municipale unica (imu) pari a 6 mila euro per un appartamento da 1,2 milioni o di 10.200 euro per un immobile di 1,8 milioni. Si tratta di importi corrispondenti a beni di pregio. Ma l'asticella potrebbe essere abbassata e la stangata potrebbe allargare il raggio d'azione anche in caso di aggiornamento degli estimi catastali, già messo in cantiere dal Governo. Stangata sui conti in Svizzera. Un invito ad accanirsi sugli investimenti è contenuto nel rapporto più fresco arrivato a palazzo Chigi. Stiamo parlando del piano Astrid, firmato pure da Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti. Il progetto prevede di ridurre il debito pubblico di 178 miliardi entro il 2017 attraverso uno spettro di strumenti: vendita di immobili, valorizzazione delle concessioni e cessione di partecipazioni in società quotate (Eni, Enel, Finmeccanica). E poi, ecco la patrimoniale, una tassazione dei fondi detenuti in Svizzera. Amato e la botta da 600 miliardi. Uno che di patrimoniale se ne intende, Giuliano Amato, non nasconde la sua preferenza per usare «un po' della ricchezza dei più ricchi per abbassare il debito pubblico. Amato allungo le mani nei conti correnti degli italiani di notte, con un decreto che prevedeva un prelievo pari al 6 per mille delle somme depositate in banca dai clienti. Il progetto, che l'ex premier va proponendo ormai da oltre un anno, è volto ad abbattere il debito di circa un terzo: vale a dire una somma monstre di 600 miliardi di euro. L'economista Mario Sarcinelli ferma le sue ambizioni più in basso rispetto ad Amato e sostiene che potrebbe essere varata una imposta straordinaria da far pagare in tre o cinque anni pari a 300 (o 500) miliardi di euro. Bottino da mettere insieme con una tassa pari al 5% sui patrimoni delle famiglie ricche. Per evitare la botta sui patrimoni si punta alla nuova spending review, ormai pronta dopo la promulgazione del primo pilastro da arrivata ieri con la firma della legge da parte del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: gli ingredienti forti sarebbero il taglio ai finanziamenti dei partiti e dei sindacati, una nuova sforbiciata alla spesa pubblica con l'implementazione del piano Giarda-Patroni Griffi. Resta poi da riattivare la delega fiscale che giace alla Camera: obiettivo tagliare la giungla degli sconti fiscali. Poi la legge di stabilità fotograferà la situazione e certificherà - si spera - il non aumento dell'iva. twitter@DeDominicisF