Paragone: Perché Befera non deve fare la vittima
Il capo del Fisco non è il diavolo ma queste leggi le ha volute lui
«Le parole sono pietre». Cita Carlo Levi il premier Mario Monti nel rivolgersi a coloro che accusano pesantemente Agenzia delle Entrate ed Equitalia. «Si fa strada una certa disinformazione», gli fa eco Attilio Befera. Insomma, chi osa attaccare Agenzia delle Entrate ed Equitalia rischia di passare o per amico degli evasori o per fiancheggiatore degli eversori. Stato Canaglia Ovviamente nulla di tutto ciò: chi non paga le tasse è un farabutto e merita pure un po' di pubblica vergogna. (Io sarei per la pubblicazione dei nomi degli evasori totali, di quei nullatenenti per il fisco col macchinone in garage o con beni di lusso da far girare la testa; questo non per invidia ma per la rabbia di chi s'appropria di una ricchezza cumulata barando. Dei propri guadagni ognuno è libero di far quel che crede, però paga le tasse). Chiaro? Evasore uguale farabutto e ladro. Punto. Lo dico per mettermi a pari col premier quando sostiene che pagare le tasse è un dovere. Vero, verissimo. Però il buon Monti al suo ragionamento non aggiunge un pezzetto: se pagare le tasse è un dovere, ottenere dallo Stato lealtà ed efficienza è un diritto sacrosanto! Questo, il premier si guarda bene dal dirlo.Per gli imprenditori gabbati dallo Stato canaglia (uso un'espressione di Piero Ostellino, titolo di un libro che non mi stancherò mai di citare, Stato canaglia appunto) che non onora i contratti d'appalto, per gli imprenditori che non ottengono giustizia in tempi rapidi nelle cause di truffa o di riscossione del credito, e potrei citare tanti altri casi, ecco per tutti costoro non vi è mai solidarietà. Perché mai? Semplice, perché in Italia la cultura d'impresa è finita sotto le macerie. Nostra signora ipocrisia Così, oltre a non aver mai risolto le solite questioni strutturali legate al fisco e al costo del lavoro, ora s'aggiunge il carico di Agenzia delle Entrate e poi di Equitalia, in onore delle quali il politicamente corretto sta costruendo l'ennesima cappella votiva dedicata a nostra signora dell'ipocrisia. Befera si sente un perseguitato, spesso dà la colpa alla cattiva stampa, si offre come scudo umano a protezione dei suoi dipendenti. Per non dire di quando si fa latore di una missione che non gli spetta ma che evidentemente lo fa sentire figo: rieducatore degli italiani, «un po' evasori per natura». Questo concetto degli italiani evasori per natura Befera se lo deve togliere dalla testa: c'è chi evade e chi no. E chi evade ha un nome e un cognome. La categoria degli italiani un po' evasori per natura non esiste e il fatto che egli lo dica è parecchio antipatico (a proposito di parole come pietre). Aggiungo infine che gli evasori devono essere beccati dallo Stato attraverso i suoi organi competenti, in primis la Guardia di Finanza il cui lavoro è di gran lunga superiore a quello che compie Befera (eppure non se ne parla mai). Spero che questo clima di santificazione di Agenzia delle Entrate e di Equitalia non diventi un alibi per indebolire sempre più le Fiamme Gialle, veri protagonisti della lotta all'evasione. Silenzio imbarazzante Dunque se le parole sono pietre e se la colpa del clima è dovuta a una certa cattiva stampa, Befera risponda alle domande, si confronti con chi gli muove accuse circostanziate senza abusare dell'alibi «io applico la legge vigente» quasi a volerne prendere le distanze. Befera ritiene di applicare leggi? Se sì, non si sente in imbarazzo ad applicarle? Ovviamente lui tace o glissa. Noi no. Noi pensiamo che buona parte dell'impianto normativo (tra l'altro voluto dallo stesso Befera per aumentare i poteri della sua struttura) che disciplina Equitalia è esagerato, persino esasperante. L'inversione dell'onere della prova, per esempio: tocca allo Stato dimostrare se uno ha evaso; non che un giorno ti arriva una cartella «Lei è sicuro di avere pagato il bollo auto di dieci anni fa?». Questo metodo assomiglia alla pesca a strascico e fa parecchio incazzare la gente onesta. Aggio al 9% Pensiamo inoltre che è difficile provare simpatia per l'aggio al 9 per cento. «Lo cambieremo», fanno sapere. Già, se però non montavano le polemiche col piffero che sarebbero intervenuti. Sempre in odor di modifica ci sarebbero alcune norme legate a una rateazione più elastica e ai casi di chi vanta crediti con la Pubblica amministrazione. Domando: ci volevano i suicidi o le contestazione per arrivare laddove sarebbe bastato il buonsenso? Ci voleva la rabbia di chi si è sempre comportato onestamente col fisco e ora ha problemi di liquidità per aprire gli occhi sulla crisi? Befera non è affatto il diavolo, ma la deve piantare di fare la vittima. Perché in giro per il Paese chi è disperato ha ben altra faccia.Ps. Se Befera ritiene davvero di essere moralmente superiore a tanti altri, potrebbe chiedere - chiedere per ottenere, sia chiaro - al suo vicepresidente Mastrapasqua di spogliarsi di qualcuno dei suoi venti e rotti incarichi? Nel caso non ce la facesse lui, passi la pratica al premier Mario Monti. Talvolta gli esempi sono importanti.